martedì 13 ottobre 2009

Attenti ai siluri del “New York Times”: sono lapidi

I giornalisti americani che lavorano nel grattacielo del “New York Times” costruito da Renzo Piano sulla 52esima strada, ieri pomeriggio si sono rotti la testa a decifrare le parole usate da Silvio Berlusconi a Benevento.

Il direttore Bill Keller e i suoi redattori non riuscivano a capire il senso della frase: “la stampa estera sputtana il Paese”, perché il verbo “sputtanare” è difficile da tradurre in inglese. Dopo molte discussioni si è capito nel giornale dell'area “liberal” che il Premier italiano accusava la testata di compromettere la “reputation” del Cavaliere dopo l'attacco di venerdì in cui il quotidiano americano ha dedicato un pesante editoriale sulla sentenza della Corte Costituzionale, che suonava come un preciso avvertimento.

E forse non è sbagliato pensare che nella valanga di critiche che la stampa estera sta rivolgendo da settimane al suo comportamento negli affari pubblici e privati, papi-Silvio abbia considerato quella del “New York Times” la freccia più avvelenata. D'altra parte il giornale che l'anno scorso ha tirato la volata ad Obama contro McCain, quando scende in campo pesa nell'establishment internazionale ben più dei tabloid inglesi della domenica che fanno titoloni sui pettegolezzi.

Per dirla con il titolo dell'ultimo libro di Antonio Tabucchi, “Il tempo invecchia in fretta”, ma bisogna fermarsi un attimo per ricordare ciò che avvenne il 3 gennaio 1993 sempre per mano del “New York Times”. Quel giorno il quotidiano sparò un attacco frontale al declino di Giulio Andreotti sostenendo che la sua reputazione era stata intaccata da quattro pentiti di mafia.

Chi ha vissuto quegli anni accanto al Divino Giulio potrebbe raccontare che cosa avvenne nell'ufficio di piazza in Lucina dove il presidente lavorava con la fedele signora Enea e il capo ufficio stampa Stefano Andreani. Dopo la lettura dell'articolo Andreotti diventò più terreo del solito e confidò agli amici [tra questi Paolo Cirino Pomicino] che il pezzo uscito sul “New York Times” era da considerare una lapide sulla sua carriera politica. Dieci giorni dopo partecipò al programma Mixer di Gianni Minoli e disse testualmente: «finché ci gestiamo in casa le nostre cattiverie posso tacere, ma quando vengono riportate su un giornale autorevole devo reagire».

Ed è quanto ha fatto ieri Berlusconi consapevole della forza del messaggio che anche questa volta parte dal “New York Times” e sembra riflettere il punto di vista dell'Amministrazione Obama a Washington. Non è un mistero che i rapporti di papi-Silvio con il governo del neo-premio Nobel siano improntati a una grande diffidenza.

E qui non è solo in ballo Michelle, la muscolosa moglie del presidente Usa, che al G20 di Pittsburg ha rifiutato l'abbraccio seducente del premier italiano, perché l'origine del “disincanto” di Barack Obama risale al 15 giugno scorso quando ricevette Berlusconi a Washington per un caffè e una chiacchierata dopo la quale venne annullata la conferenza stampa. Nemmeno la passeggiata tra le macerie dell'Aquila durante il G8 sembra aver rimesso qualcosa di più di una cordialità formale nel circuito dei rapporti diplomatici tra Washington e Roma.

La materia dell'attrito non è epidermica e a svelarne la natura è stato il nuovo ambasciatore americano in Italia David Thorne quando a metà settembre ha dichiarato la grande preoccupazione della politica americana per la dipendenza energetica dell'Italia e di tutta l'Europa, poi ha aggiunto che gli Stati Uniti sono contenti che Tripoli e Gheddafi abbandonino la strada del terrorismo.

Sono questi i temi caldi che si stanno esaminando al Dipartimento di Stato. In ballo c'è l'asse che Berlusconi ha creato con l'amico Putin per il gasdotto South Stream e la presenza sempre più massiccia dei capitali libici dentro le aziende italiane [l'ultima è Finmeccanica che pochi giorni fa ha portato a casa una commessa da 400 milioni di dollari preludio di una partecipazione azionaria che nemmeno l’A.D. Pierfrancesco Guarguaglini si è sentito di smentire].

A Palazzo Chigi nessuno tra i collaboratori del premier è in grado di tenere a bada la stampa estera, ma tutti hanno visto il missile del “New York Times” e l'ha visto anche il Cavaliere che non a caso ha usato l'intraducibile verbo “sputtanare”.



http://ethos.ilcannocchiale.it/post/2355349.html
FONTE

1 commento:

  1. E’ stata riaperta la discarica SARI.
    Ci era stato detto che il vecchio sito della discarica sarebbe stato bonificato; ma c’è stata l’emergenza rifiuti e possiamo capire la sua riapertura in attesa della costruzione dei termovalorizzatori.
    Attualmente dei termovalorizzatori non si ha alcuna notizia.
    Invece si parla insistentemente della apertura di una nuova discarica nella Cava Vitiello, limitrofa alla attuale discarica.
    Sappiamo che sono stati già fatti carotaggi e prelievi di terreno dalla cava e che sono stati espropriati dei terreni agricoli circostanti per asfaltare la strada che porta alla discarica.
    Le nostre osservazioni e perplessità sono queste:
    - Ma non era previsto, anche dalle normative europee, che si provvedesse allo smaltimento dei rifiuti mediante raccolta differenziata e uso dei termovalorizzatori?
    - Se la apertura di una discarica nel Comune di Terzigno, a 200 metri dal centro abitato dei comuni di Boscotrecase e Boscoreale, doveva avere le caratteristiche di un intervento di emergenza, e perciò a termine (si parlava di 2 – 3 anni), perché aprire una nuova discarica nella cava Vitiello?
    - Con i soldi che ci vorrebbero ( tanti…) per metterla a norma (basta pensare a quelli spesi per la SARI), non sarebbe meglio costruire un termovalorizzatore?
    - La cava è molto ampia e ci vorrebbero decenni per riempirla ( una volta spesi tanti soldi non la si abbandonerà mezza vuota…);
    - Quando ci fu un incendio di ecoballe stivate sul suo territorio, la Forestale impedì ai Vigili del Fuoco l’uso di acqua per spegnere l’incendio per evitare l’inquinamento delle falde acquifere: l’acqua no e il percolato si? Siamo sicuri che il manto plastificato, messo a protezione del terreno sottostante la discarica, regga?
    - La zona su cui insiste la cava è dichiarata zona ZAC (zona altamente critica): ci si può costruire una discarica?
    - E’ stata riaperta una discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio: ma un Parco può ospitare una (se non due) discariche?
    La situazione attuale è:
    - Si parla di discarica di Terzigno, ma i disagi sono avvertiti soprattutto dalle popolazioni di Boscotrecase e Boscoreale: puzza di immondizia e rumore per il passaggio degli auto compattatori.
    - Lo sversamento dei rifiuti è iniziato solo da pochi mesi, ma la puzza di immondizia è già insopportabile.
    - Crediamo si possa parlare di Danno Biologico; ma la popolazione non è interessata al risarcimento economico, in quanto la salute non ha prezzo.
    - Chiediamo -
    Perciò che l’esperienza delle discariche si concluda con l’esaurimento della discarica “SARI”.

    RispondiElimina