Il Parlamento europeo si è spaccato esattamente in due sul caso Italia. C’è stata perfino una risoluzione, quella presentata dal gruppo liberale, respinta in base alle regole procedurali del Parlamento pur avendo ricevuto 338 voti a favore, 338 contrari e 8 astenuti.
Adesso naturalmente sui due fronti si scatenerà la caccia agli assenti o a quelli che non hanno seguito le indicazioni dei rispettivi gruppi politici. In teoria, la destra avrebbe dovuto contare su una maggioranza assai più ampia dei tre voti di scarto con cui è stata respinta la risoluzione congiunta del centro-sinistra.
Tuttavia quello su cui dovremmo riflettere è la straordinaria partecipazione al voto. Su 736 eurodeputati, 686 erano presenti in aula e hanno votato con pazienza una risoluzione dopo l’altra, un emendamento dopo l’altro: un tasso di partecipazione così elevato trova pochissimi precedenti nella storia del Parlamento.
Ora, che eurodeputati finlandesi, ciprioti, slovacchi o lettoni, di tutti gli orientamenti politici, si prendano la briga di partecipare ad un voto che, secondo quanto sostiene il centro-destra, ha solo ed esclusivamente finalità di polemica interna italiana, è un fatto estremamente rilevante.
Ciò significa che il fenomeno del berlusconismo, dopo aver spaccato in due l’Italia, sta spaccando in due l’Europa. E che nessuno dei politici europei, sia a destra sia nel centro e nella sinistra, si sente estraneo a quanto sta accadendo nel nostro Paese.
Che piaccia o no, il caso Berlusconi è ormai diventato un caso europeo in cui gli schieramenti di tutti i colori riconoscono e identificano le ragioni primarie del loro fare politica in Europa. Il dibattito in corso non è più, come vorrebbero farci credere alcuni commentatori, uno scontro tra filo-italiani e anti-italiani, ma un braccio di ferro sull’etica della politica. Una discussione che ben difficilmente si potrà considerare chiusa con il voto di oggi.
http://bonanni.blogautore.repubblica.it/2009/10/21/?ref=hpsbsx
FONTE
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mercoledì 21 ottobre 2009
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