martedì 13 ottobre 2009

Emergenze

- di Rita Pani (APOLIDE) -

Bisogna sforzarsi di guardare più telegiornali. Per abbattere il nemico, lo si deve conoscere. Non bisogna guardare quelli palesemente finti di proprietà del presidente della televisione del consiglio, ovviamente, ma quelli che pensiamo possano essere i meno intaccati dal germe della propaganda; sono i più pericolosi. È facile aspettarsi la propaganda da quel che resta del TG1 o dalle burlette di fede e Italia 1, mentre è più interessante assistere a quello, per esempio di Sky. Sentire cosa dice, come lo dice e soprattutto quello che NON dice.

Se me lo avessero raccontato, per esempio, quel che io ho visto e udito oggi, non ci avrei creduto; avrei detto sorridendo: “Che mi prendi per il culo?” Cinque lunghissimi minuti con un’inviata a Pomezia, al centro della Croce Rossa, dalla quale stavano per partire i camion col vaccino contro l’influenza più bufalina degli ultimi 150 anni. La ragazza, non so se complice o in buona fede, mostrava i muletti carichi di scatoloni con su scritto il nome delle regioni destinatarie di tanta preziosa merda (perché è merda). Il responsabile della Croce Rossa, poi, spiegando che in un paio di giorni tutte le regioni sarebbero state approvvigionate della miracolosa sostanza, avvertiva che la parte più dura di cotanto lavoro sarebbe stata “caricare i traghetti per le isole.” Inutile dirvi che l’immagine conclusiva era un camion che partiva.

Tradotto per i non pensanti: attenzione! State per morire per una malattia che uccide meno di una puntura di zecca, ma noi siamo efficienti, e avveleneremo il 40% della popolazione, che ci ringrazierà persino per il favore ricevuto.

Ovviamente nessuna menzione per il profitto della moglie di sacconi e della miracolosa multinazionale Aventis. Basta dire un giorno sì e uno no, che a nord o a sud, una persona è morta. Il resto si farà da sé, con i vecchietti in fila dai medici a passare un po’ di tempo in compagnia, numeretto alla mano.

L’Italia è preoccupata per il suo futuro. Sono in molti a chiedersi cosa succederà in questo paese. Quello che succederà sta già succedendo da molti anni, lentamente. Un cancro che piano mangia le cellule. E per questo male non c’è nessuno in grado di offrire vaccino, se non noi che sembriamo essere immuni.

Il popolo deve aver bisogno del despota, deve arrivare al punto di trovarsi nella necessità di acclamarlo. Un’epidemia, un terremoto, un’alluvione. Gli extracomunitari che violentano le donne italiane, i negri che rubano il lavoro, i gay che potrebbero traviare i sani ragazzi italiani ai quali non si insegna nulla, se non consumare. Procurare emergenze, e rendere impossibile la loro soluzione con i normali organismi dello stato tagliando i fondi ed eliminando risorse, in modo da poter “risolvere” con il deus ex machina di turno. Ed ecco allora i vaccini, le C.A.S.E. , le ronde, i picchiatori garantiti dal governo di fatti.

E se mai qualcuno iniziasse ad attivarsi per resistere veramente, state certi che anche in quel caso vedrà apparire lo stato dal nulla, con la stessa polizia ridotta all’osso, impossibilitata a rispondere alle normali richieste del cittadino qualunque, che in massa compirà perquisizioni e rastrellamenti, per disperdere le adunate sedizione. È quello che è successo ieri a Pistoia, dove venti persone sono state fermate e momentaneamente private dei loro diritti, perché colpevoli di voler organizzare un coordinamento contro le ronde. Avrebbero dovuto rapportarsi alla cittadinanza, ma quale cittadino si fiderà mai più di venti persone che sono state arrestate e tenute a lungo in Questura?

E questo al telegiornale non lo hanno detto. Ma non dicono nemmeno che siamo sempre più poveri, sempre più disoccupati, sempre più frastornati, e che ormai chi si dichiara favorevole al corso di privatizzazione mafiosa dello stato, è solo un miserabile 30%. L’ha detto l’Eurispes, che già nel 2004 querelò berlusconi, il quale, per far sentire il paese più ricco e gioioso, dichiarò falsi i dati emersi sul rapporto sulla povertà.



http://guevina.blog.espresso.repubblica.it/resistenza/2009/10/emergenze.html
FONTE

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