martedì 13 ottobre 2009

Ne puttane ne sottomesse

- di Anna Chiara Di Cagno - Con tutti i guai che affliggono il nostro paese il burqa non dovrebbe essere quello principale. L’incapacita dei nostri governanti di risolvere (o almeno affrontare) i veri problemi che questa crisi ha provocato li porta ad affrontare quelli che, non essendo problemi, non “fregano nulla” alle famiglie che non hanno risorse per arrivare a fine mese. E’ una vergogna che la gente non analizzi questa incapacità e voti questi personaggi rubati ai “carrozzoni” del circo dei guitti.


Religioni e ideologie politiche sono il vero flagello del genere umano. Mi fa sorridere, e anche piangere, vedere le ex femministe e militanti di ieri oggi paladine dell’islam. Addirittura abbiamo chi ha vissuto mesi in paesi islamici e non ha mai notato discriminazione alcuna nei confronti delle donne (e degli infedeli?). Ieri era ” la religione è l’oppio dei popoli”, “cloro al clero”  oggi apriamo le porte all’islam e costruiamo nuove moschee in europa.


Invece di integrare gli immigrati permettiamo ai predicatori islamici di costruire uno stato nello stato con principi opposto a quelli del nostro vivere civile. Nelle moschee europee si predica spesso che la democrazia è da combattere perchè l’arbitrio dell’uomo non può sostituirsi al volere di Dio. Triste futuro per l’Europa. Povera sinistra itagliana, pensate che in Francia in prima fila nelle battaglie contro il velo, non il burqa, ci sono i deputati comunisti.



Secondo me indipendentemente dallo schieramento politico cui apparteniamo comunque siamo donne occidentali, con le nostre nonne e madri che hanno lottato per ottenere le libertà che abbiamo oggi. Il burqa non dovrebbe essere vietato solo nelle scuole ma in tutti i luoghi pubblici: è simbolo di sottomissione di un’essere umano ad un altro e non va bene in un paese dove tutti devono avere pari diritti. Ci indignamo per quello che ha detto mr B a Rosy Bindi, perchè dovremmo tollerare una cosa che è infinitamente peggio per altre donne??


Sono  quindi abbastanza d’accordo con la Carfagna (anche se nelle sue parole c’è sempre quel retrogusto di disprezzo per l’islam). Il burqa infatti, a differenza del velo, è pensato proprio per annullare l’identità della persona nel contesto sociale, cosa che è ovviamente in contrapposizione coi nostri principi sociali e politici. La cosa su cui ho molti dubbi però è il modo in cui si affronta la questione. Ad esempio, proponendo addirittura il carcere o multe salatissime, la Lega non fa altro che discriminare ulteriormente donne cui il burqa è imposto, magari relegandole totalmente a casa. L’approccio quindi dev’essere meno ‘machista’ e più culturale.


Burqa e Niqab sono spesso l’effetto della sottomissione di una persona ad un’altra persona. L’esistenza stessa di questa sottomissione va combattuta senza tregua; chi viene a vivere in Italia deve accettare senza condizioni alcuni valori fondamentali della nostra cultura: la dignità di ogni individuo e la possibilità di fare le proprie scelte di vita e religiose in completa libertà.


Da questo punto di vista mi sembra molto interessante l’impegno richiesto dal governo Australiano, che ha una lunga esperienza in questo campo, a chi voglia emigrare in quello stato: “I understand: • Australian society values respect for the freedom and dignity of the individual, freedom of religion, commitment to the rule of law, parliamentary democracy, equality of men and women and a spirit of egalitarianism that embraces mutual respect, tolerance, fair play and compassion for those in need and pursuit of the public good. • Australian society values equality of opportunity for individuals, regardless of their race, religion or ethnic background.”  Chi entra a questo si deve impegnare e il mancato rispetto dell’impegno porti all’automatica espulsione.



Fonte: http://www.kliggmagazine.com/?p=1493

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