martedì 13 ottobre 2009

L'immunità parlamentare c'è già: è questa informazione

Dopo neanche una settimana dalla bocciatura del lodo Alfano, quelli del «meno male che Silvio c’è» hanno già trovato la soluzione per salvare il loro protetto: basta ripristinare l’immunità parlamentare.
Il disegno di legge è già pronto, è a firma del senatore Malan che semplicemente vuole riportare l’articolo 68 della Costituzione alla sua forma originaria, ripristinando la vecchia autorizzazione a procedere per i processi a carico degli onorevoli. Il colpo di spugna richiede un ritocco della Costituzione e quindi, esattamente come per il lodo Alfano che però se n’era bellamente infischiato facendosi promuovere con legge ordinaria, incappa nelle ristrettezze dell’art. 138: serve una maggioranza di 2/3 nella doppia lettura Camera-Senato. In teoria una eventualità impensabile; in pratica una situazione alettante per tutti.

In parlamento gli inquisiti sono più di 60 e, come tutte le schifezze di questo Paese, sono bipartisan. Inoltre non sono solo di figure secondarie nei partiti: vi ritroviamo infatti Dell’Utri, Cuffaro e La Torre, tanto per fare qualche nome noto senza coinvolgere i ministri. Dunque, lasciando perdere l’innato senso della legalità del Pdl, anche l’opposizione potrebbe approfittare del banchetto imbandito della maggioranza per salvare qualche sua pecora nera abboccando all’inciucio.

Il problema – ed è una cosa che non ha capito neanche Berlusconi – è che una furbata come l’immunità parlamentare è totalmente inutile: una norma simile, in un Paese in cui prescrizione, amnistia e assoluzione nell’opinione pubblica vengono a coincidere, non serve a niente. Di che cosa devono avere paura gli eletti se non dei loro elettori? Se questi ultimi non si indignano più, quale utilità può avere l’immunità? La cosa più bella è che niente sembra poter scalfire questo status che i politici si sono conquistati da 15 anni a questa parte: neanche il peggior debito pubblico di tutti i tempi ha convinto gli elettori a mandare a casa i protagonisti di questo scriteriato quindicennio.

Uno potrebbe chiedersi come abbiamo fatto ad arrivare a questi livelli. Semplice: assuefacendoci ad un’informazione asservita alla politica. Prendiamo 2 esempi dal tg1 di stasera, ovvero il servizio sulla guerra tra i giornali e le parole del conduttore Attilio Romita sugli sviluppi dell’indagine sulla sanità pugliese.

Parlando della risposta di Ferruccio de Bortoli a Eugenio Scalfari e a Marco Travaglio (che hanno accusato il Corriere di tenere una linea troppo soft nelle notizie su Berlusconi), il tg1 omette di ricordare che il giornale di via Solferino è stato attaccato nei giorni scorsi da Silvio Berlusconi (che lo aveva ovviamente etichettato come «di sinistra») e, senza spiegare quando mai sia nato, rivela per la prima volta l’esistenza de Il fatto quotidiano, giornale sconosciuto agli ascoltatori del tg di Minzolini fino ad oggi. Alla faccia dell’imparzialità poi il tg1 decide di schierarsi con de Bortoli, facendo parlare i direttori de Il Riformista (Polito) e di Libero (Belpietro), due giornali non proprio antiberlusconiani, pronti a censurare chi vorrebbe un’informazione un po’ più aggressiva nei confronti del premier, senza riportare neanche una delle frasi ovviamente faziose mosse da Repubblica o dal Fatto al Corsera e dimenticandosi di dire che Berlusconi, nella guerra della carta stampata, è parte in causa di non poco rilievo.

Il meglio del tg1 viene però con la breve frase con la quale il primo telegiornale italiano ha dato notizia della richiesta di rinvio a giudizio del gip per gli indagati invischiati nello scandalo della sanità in Puglia: «L’inchiesta sugli appalti nella sanità in Puglia. Chiesto il rinvio a giudizio per 78 dei 90 indagati. Tra loro anche l’ex governatore Fitto e l’imprenditore Giampaolo Angelucci. Per la difesa di Fitto, oggi ministro per gli affari regionali, i reati contestati sono insussistenti». Perché solo Fitto ha avuto lo spazio per difendersi (se vogliamo considerare una difesa il parlare d’insussitenza delle prove senza neanche un fatto che la possa confermare)? Chi sono gli altri, indagati di serie B?

Questi 2 esempi rendono perfettamente l’idea di come l’immunità parlamentare in Italia esista già: con le notizie date in modo incomprensibile (polemica sui giornali) o appecoronate sulla difesa del politico di turno (difesa solo di Fitto)– perfettamente funzionali al ruolo di delegittimazione della magistratura – a cosa serve una riforma dell’articolo 68 della Costituzione? Cosa devono temere i parlamentari se non i cittadini informati?

AB


http://bile.ilcannocchiale.it/post/2355250.html
FONTE

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