martedì 20 ottobre 2009

Papi e papelli

Breve ragionamento da giustizialista: per quale motivo Berlusconi teme ancora così tanto la giustizia? Perché deve ricorrere ad una riforma costituzionale che lo metta al riparo dall’attività dei pm? Perché è tornato a ventilare, tramite gli appositi maggiordomi, il ritorno dell’immunità parlamentare?
La risposta più semplice è quella che connette queste volontà con la bocciatura del lodo Alfano: il presidente del Consiglio allo stato attuale è senza scudo, è un comune mortale (senza offesa per l’unto del Signore). Il problema però rimane: Berlusconi dai processi scongelati dalla decisione della Corte Costituzionale non deve temere più nulla.

Dei 3 procedimenti penali in corso infatti, presupponendo una colpevolezza del “presidente imputato” (solo per ipotesi ovviamente), nessuno lo porterà ad una condanna definitiva: per la compravendita dei senatori dell’allora Unione il pm ha già chiesto l’archiviazione; nel processo Mills, prevedendo un’iniziativa del governo per la legge che non consentirà di usare nei processi sentenze già passate in giudicato (come potrebbe essere quella che potrebbe dichiarare definitivamente colpevole l’avvocato inglese), Berlusconi naviga tranquillo verso la prescrizione, avendo ottenuto grazie all’apposito lodo di stralciare la sua posizione rispetto a quella del mentitore a pagamento per poter far ripartire il processo da zero (il collegio che ha giudicato colpevole Mills per legge ora non può giudicare il premier, essendo influenzato dalla sua stessa sentenza sull’ex coimputato); per il processo sui fondi neri Fininvest, come ha spiegato Marco Travaglio giovedì ad Annozero, «il condono fiscale del 2003 [varato dal governo Berlusconi, nda] s’è mangiato quasi tutte le frodi fiscali e la Cirielli [voluta anch’essa da quel governo, nda] s’è mangiata i falsi in bilancio e l’appropriazione indebita per 170 milioni di dollari. Le restanti frodi si prescrivono fra 2-3 anni».

Insomma, tra archiviazioni decisamente frettolose e prescrizioni, Berlusconi qui non rischia nulla, soprattutto nel Paese in cui, grazie ad un lavaggio del cervello tuttora in corso, la prescrizione è percepita dalla stragrande maggioranza dei cittadini come un’equivalente dell’assoluzione. Che cosa teme allora Berlusconi? Perché insiste nel voler mettere mano alla giustizia?

Sorvolando sull’ormai prossima conclusione delle indagini relative all’inchiesta Mediatrade – un filone separato del processo sui fondi neri Fininvest che sta interessando anche le toghe svizzere – che potrebbe vedere l’ennesimo rinvio a giudizio del premier, sicuramente non preoccupato dall’ennesima azione sulla quale penderà la solita mannaia della prescrizione, rimane solo una possibile spiegazione che possa spiegare la fottutissima paura di Berlusconi per la giustizia: c’è qualcosa che solo lui al momento sa, ma che sta per venire fuori. Qualcosa di molto grosso, par di capire.

Qualche indizio in realtà il Cavaliere lo ha già dato. L’8 settembre si è sentito in dovere di pronunciare queste esatte parole: «So che ci sono fermenti nelle procure di Palermo e Milano che ricominciano a guardare a fatti del ‘92, ‘93 e ‘94. È follia pura. Quello che mi fa male è che gente così, con i soldi di tutti noi, faccia cose cospirando contro di noi che lavoriamo per il bene comune del Paese». Che la cosa lo preoccupi davvero l’ha confermato lui stesso l’11 ottobre scorso a Benevento dicendo che «in questa campagna contro di me c’è anche il ritorno a un possibile coinvolgimento a fatti di mafia di venti e passa anni fa».

Chissà che, come i vari politici balbuzienti che pian pianino stanno ritrovando la memoria su quegli anni, anche Berlusconi non trovi la forza di spiegare le sue paure. Magari assieme ad alcuni aspetti inerenti a vari «eroi», pizzini e papelli.

AB


http://bile.ilcannocchiale.it/post/2360553.html
FONTE

Nessun commento:

Posta un commento