giovedì 8 ottobre 2009

I FAN SCRIVONO: "QUELLO CHE I MASS MEDIA NON DICONO"

- di Barbara Lisci - Questa storia è ignorata dalla maggior parte degli italiani: i giornali non ne parlano, le emittenti televisive tacciono, i politici di destra e sinistra troppo indaffarati ad insultarsi, querelarsi, colludersi.


Eppure, in uno spicchio di mondo, si sta compiendo il più atroce e sanguinoso genocidio degli ultimi trent'anni. Non perché vi sia una classifica che lo ripone ai vertici, ma perché da trent'anni dura e persiste.

Andiamo a ritroso: vi ricordate la Guerra del Vietnam? All'interno di essa, nel Laos, germogliava la “Secret War”, nella quale la C.I.A. assoldava migliaia di contadini-montanari di etnia Hmong, promettendo loro un futuro americano e chiedendo in cambio di contrastare il dilagante comunismo. Ma le cose, come è noto, non andarono per il verso giusto. L'America accolse solo 250 mila Hmong, gli altri restarono in Laos, attaccati, cacciati e torturati come animali. Negli ultimi trent'anni, il governo comunista al potere di Pathet Lao sta decimando gli ultimi Hmong superstiti. Pochi sono i reali combattenti della Secret War degli anni '70: sono rimasti i loro figli e i loro nipoti, che vivono, senza colpa, nascosti nella giungla del Laos. Che si cibano solo degli interni di alberi, che se scampati al bersaglio dei militari, periscono di malattie e stenti. Gli attacchi sono sistematici e senza tregua, a vederli scappare (donne, bambini e vecchi) sembrano personaggi di un vecchio videogioco Doom. Se li va bene ci rimettono un occhio o una gamba. Ma peggio è se dai militari vengono catturati: numerose sono le testimonianze di stupri, sevizie e mutilazioni genitali.

I più fortunati sono riusciti, attraversando il fiume Mekong, ad arrivare in Thailandia. Sono internati in campi profughi allestiti alla bell'e meglio. Dal 2005 Medecins sans Frontieres è riuscita ad apportare benefici sanitari ed igienici all'interno del campo di Huai Nam Khao, ma dal maggio di quest'anno è stata costretta a battere in ritirata dalle insopportabili pressioni del governo. Dal 2006 infatti, i governi di Thailandia e Laos hanno annunciato la decisione di espellere tutti i profughi, senza alcun organo di controllo, classificandoli come “emigrati economici”.

Ogni mese, centinaia di Lao Hmong, vengono rispediti in Laos, con un biglietto di sola andata per l'inferno da cui fuggono da una vita. Molti si suicidano prima della partenza: “Voglio almeno avere la possibilità di morire come credo”, dicono. I recenti accordi tra i governi, dichiarano di voler rimpatriare le restanti 4.505 persone rifuggiate in Thailandia.


Una piccola associazione italiana, Krio Hirundo Onlus di Castelfranco Veneto (TV), se ne sta occupando, vista l'urgenza della situazione. Raccoglie firme per una petizione da presentare in parlamento a Bruxelles e fondi per comprare beni di prima necessità, da portare personalmente (a fine anno) alla prigione di Nong Khai, nord Thailandia, dove in detenzione arbitraria, da più di 3 anni, si trovano 158 persone di cui 91 bambini. Alcuni di questi sono nati lì. Il loro mondo è costituito da celle sovraffollate e senza finestre, dove passano quotidianamente 22 ore. Solo 2 ore di luce al giorno, per guardare la vita che scorre dietro un filo spinato.
FONTE

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