lunedì 17 agosto 2009

Una statistica mai redatta

Ferragosto, Italia mia non ti conosco... Col cavaliere nella colonia sarda siamo in un momento di stasi per i politicanti italiani in altre faccende più piacevoli affaccendati. Solo i leghisti continuano imperterriti nella loro corsa al secessionismo, ultima bordata un canale rai che parli in lumbàrd. Ma perché no in furlàn? o in siculo? napoletano, sardo o valdostano? E per rimarcare ancor più quanto sia virtuosa la razza padana, lo stakanovista - statista tremonti se ne esce con una di quelle relazioni fondamentali, che dicono tutto e niente, utilizzate come scusante per strappare ulteriori soldi ai cittadini scialacquoni: troppi invalidi in Italia, specialmente al Sud. Avrà tenuto conto, lo statista, dell’emigrazione dei giovani che non trovano lavoro nelle regioni governate dalla mafia di stato? e del fatto conseguente che molti, troppi paesi del Meridione sono abitati solamente da vecchi e, appunto, invalidi?

Tra invalidi e invalidi bisogna però fare delle distinzioni. La prima, tra quelli che percepiscono una pensione e quelli no. I falsi invalidi, di cui la cronaca è piena. Gli invalidi per cause di servizio, di guerra, per malattia. E gli invalidi a comando. La scuola, di questi ultimi, ne è piena.
Non è di molto tempo fa che mi sono ritrovata in un gruppo in cui tutti avevano chi la famigerata 104, chi la categoria protetta, chi la malattia invalidante, chi una famiglia invalida: l’unica sana ero io, nonostante l’età, gli acciacchi, le varie piccole invalidità d’una vita normale mai riconosciute perché ci convivo tranquillamente, i “grattacapi” che sono miei e di nessun altro. Ho perso le staffe, mandandoli non a quel paese ma all’obitorio, perché a sentirli ormai nemmeno il ricovero poteva salvarli...
Quando sono stata assunta in ruolo, ho dovuto passare una visita per certificare la sana e robusta costituzione. Per robusta non ho mai capito cosa intendessero, se un fisico da atleta come vorrebbe brunetta per gli statali e che lui non ha, o che altro. Per sana, embè, chi non ha qualche acciacco? Questo non vuol dire che non si sia abili al lavoro. E come da regolamento, il medico ha pure certificato che non ho la sifilide! Un esempio di come la burocrazia sia lenta a cambiare le regole: la sifilide è cosa d’altri tempi, oggi le malattie sociali sono altre!
In ogni caso, pare che le maglie di queste certificazioni siano talmente larghe da far passare tutti, indistintamente. Così poi ci si ritrova con i personaggi più stravaganti come colleghi, tenendo conto anche di quelli facenti parte di certe categorie protette, assunti benché invalidi per adempiere a delle mansioni che mai potrebbero fare. Misteri italiani. Una parte dei certificati “sani e robusti”, finito il periodo di prova, si riscopre improvvisamente invalido ed ecco spuntare carrettate di documentazioni datate dieci, venti anni prima. Poi ci sono “invalidità” non riconosciute ma certificate: depressione e tossicodipendenza. Infine le “circostanze attenuanti”: figli, invalidi in famiglia, nonni non più autosufficienti et similia. Ed ecco che ci si ritrova ad essere unici sani in un mondo di invalidi. Per inciso, molte di queste persone con la pensione d’invalidità non riuscirebbero a vivere ed è il motivo per cui fanno carte “quasi false” per avere un lavoro e un reddito dignitoso, mai al livello, naturalmente, di quanto percepisce un’inutile onorevole parlamentare.

Allora non bisogna più aver rispetto per malati e invalidi? No, affatto. Ma se uno a priori non era abile per quelle mansioni, perché assumerlo? O perché non dargli altre mansioni, più adatte al suo stato fisico, mentale e intellettivo? E gli invalidi per causa di servizio, perché lasciarli allo stesso posto con le stesse mansioni, causando forti dissidi col restante personale che deve farsi carico del loro lavoro? Oltre al danno fisico, anche quello morale. A che scopo? Perché sono dei sadici? O per tentare le dimissioni di chi non riesce più a sopportare, così che lo Stato infame che dei suoi dipendenti e cittadini se ne frega a meno che non siano onorevoli parlamentari, risparmierà stipendio e pensione, lavandosene le mani? Càpita che in questi idilliaci ambienti di lavoro l’invalido per cause di servizio e per il cui incidente nessuno ha mai indagato veramente altrimenti si scoprirebbero troppi scheletri negli armadi; questo lavoratore venga screditato dalla direzione come degrado per la scuola, con mobbing nemmeno velato ma pesantemente inferto tutti i giorni. Nel contempo la facente funzioni della direzione vacanziera, rientrando con le borse della spesa dopo una capatina al supermercato, lascia che il tossicodipendente s’allontani dal posto di lavoro senza motivazione, o meglio ben sapendo dove andrà, come ha fatto per tutto il resto dell’anno: loro sì che tengono alto il decoro....
Scuola marcia? Sì e no. Quando affermo che lo è, intendo l’istituzione, il potere che la comanda e
che detta le regole per rimestare al meglio il marcio.
Troppi invalidi? Bisognerebbe scremare... e redigere una nuova statistica: Quanti sono i politici italiani con una invalidità? Quanti di loro percepiscono una pensione d’invalidità? E i loro familiari? e i loro parenti fino al settimo grado? senza contare figliocci e picciotte....

di Giulia Zeta

http://giuliazeta.blogspot.com/2009/08/una-statistica-mai-redatta.html
FONTE

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