domenica 30 agosto 2009

La degna opposizione di un indegno governo

E' questa l'Italia. Paese diviso a metà tra inquisitori e inquisiti. Paese di moralisti senza morale.
Un paese ricco di puttanieri che odiano vedere prostitute per strada "sennò i bambini si scandalizzano", di chi vorrebbe rimandare gli stranieri a calci in culo nel proprio paese dopo averli però opportunamente sottopagati nelle proprie fabbriche nel nordest o nei campi di pomodoro nel sud d'Italia, di chi disquisisce dell'omosessualità come pratica innaturale e poi molesta o violenta bambini, di chi parla di pace con un cingolato alle proprie spalle, di chi scende nella trincea della Chiesa Cattolica a giorni alterni.

E' questa l'Italia, quella in cui un giorno l'opposizione fronteggia a ranghi sparsi la Chiesa ed il governo sull'ora di religione cattolica e quello successivo si ritrova a difendere la prima contro il secondo quando si parla dei vizi del premier o dei linciaggi mediatici lanciati da un giornale di famiglia.
E' l'Italia in cui le forze "progressiste" spendono la propria opposizione difendendo la sacralità del matrimonio, i costumi morigerati dell'uomo di Stato, le missioni militari all'estero, la detassazione degli stipendi mentre le forze "conservatrici" al governo affrontano il divorzio come fosse una pratica qualunque, difendono i costumi libertini nel privato, discutono sull'opportunità e sui tempi del ritiro delle truppe e parlano di partecipazioni dei lavoratori agli utili aziendali.

Siamo il paese in cui le barricate sono sempre due. Due fronti di guerra sempre più simili. Quello di Feltri ed Il Giornale da una parte e quello dei vescovi dall'altra, in questo caso. E bisogna fare una scelta di campo necessaria. Perché stare nel mezzo e non difendere nessuna delle due parti significa esporsi al fuoco incrociato.
Critica entrambe le fazioni in guerra e ti ritroverai a combattere da solo. E sarai uno dei tanti Luttazzi, Guzzanti, Biagi, Montanelli.
Una vittima del fuoco amico (sempre che esita) e di quello nemico. Privato anche dell'onore delle armi che si concede al vero avversario.

Lo scontro tra l'Avvenire ed il Giornale, tra la Chiesa Cattolica e la maggioranza di governo, tra i moralisti cattolici e quelli berlusconiani, tra gruppi di personaggi pronti al j'accuse dei costumi altrui mentre nascondono montagne di scheletri nei propri armadi, sta divorando la curiosità e l'attenzione dei media e degli italiani.
E ancora una volta questo genere di scontri, l'annullamento della presenza del premier alla Perdonanza aquilana ultima delle conseguenze, riesce ad indebolire l'esecutivo più di ogni altro attacco.
E così inizia a montare quel desiderio di usare ogni arma possibile per colpire il dittatore. Possibilmente quella che genera più scalpore mediatico, anche se sembra essere la meno seria e la più spuntata delle armi.

E la conseguenza è sotto i nostri occhi, sempre che la si voglia vedere: gli attacchi più duri rivolti al nostro premier (e quelli meglio organizzati) affondano le radici sulla conoscenza di ragazzine minorenni, sul divorzio dalla seconda moglie, sull'utilizzo finale di prostitute più che sui possibili reati connessi, sulle polemiche "moralistiche" con la Chiesa, sulle gaffes durante i vertici.
Mentre temi ben più forti come la guerra in Afghanistan, le mancate politiche anti-crisi del governo, l'assenza di politiche sociali, la scellerata ricostruzione in Abruzzo, la riduzione progressiva dei fondi FAS per il sud, l'avversione al riconoscimento di pari diritti per l'universo omosessuale, leggi sull'immigrazione al limite della deportazione sommaria, lodi ministeriali salva-criminali, la gestione della pubblica istruzione finiscono per essere recepiti come argomenti marginali, quasi insignificanti, da parte degli stessi detrattori del governo.

L'indignazione della presunta opposizione è talmente forte quando si scopre che il Presidente del Consiglio ha un ingiustificato ed inspiegato rapporto con una ragazza appena diciottenne, che quando questi avvia un piano di occupazione generalizzato dei mezzi di informazione, dalle due reti RAI filo-governative a quella presunta oppositrice, dai tre canali radio alla straordinaria Rainews24, arrivando a querelare Repubblica e i quotidiani di mezzo mondo e a portare il proprio interesse imprenditoriale ed editoriale su quotidiani come El Pais, possibile vittima pregiata di scalate economiche arcoriane, finiscono per mancare le parole necessarie per mostrare il pericolo anti-democratico a cui si sta andando incontro.

E l'indignazione sembra essere la stessa utilizzata per una vicenda Noemi. O per certi versi anche minore.
Le liaisons dangereuses del premier finiscono per tenere banco più delle scelleratezze pubbliche e politiche operate dal suo governo. Compresi gli attacchi ai fondamenti democratici del paese. E non perché lo voglia Sua Maestà, ma perché lo vuole anche e soprattutto la presunta opposizione.

Un'opposizione che tardi, troppo tardi, finirà per accorgersi di essere diventata la copia del proprio avversario. Non nell'atto pratico, ma nella mentalità. Quella che non si sradica in pochi giorni.

http://alessandrotauro.blogspot.com/2009/08/la-degna-opposizione-di-un-indegno.html
FONTE

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