venerdì 21 agosto 2009

Paride Leporace “Toghe rosso sangue”

di Daniele Martinelli

Non c’è paese al mondo come l’Italia che nella sua storia ha avuto decine di magistrati uccisi, e che allo stesso tempo li ha sostanzialmente rimossi dalla propria memoria. Non soltanto i giudici Falcone e Borsellino. Ce ne sono tanti altri che hanno pagato con la vita il loro ruolo di servitori dello Stato.
In una democrazia che non è mai esistita “Toghe rosso sangue” edito da Newton Compton, è uno di quei libri che tiene viva la memoria.
Scritto da Paride Leporace, direttore del Quotidiano della Basilicata, il volume racchiude le storie dimenticate di 27 magistrati morti nell’Italia di un trentennio di piombo, a partire dalla fine degli anni ‘60.
Nell’intervista realizzata a Salerno, Leporace dice la sua pure su Clementina Forleo e lancia un invito a Luigi De Magistris.

Testo dell’intervista:

D.M. Paride Leporace è autore di Toghe rosso sangue, che parla di magistrati uccisi e che però non vengono trattati tanto come per esempio Falcone e Borsellino dico bene?

P.L. sì, di Falcone e Borsellino si parla molto però in maniera retorica, si santificano 2 eroi della patria questo memoriale, ormai è cronaca e attualità del molto che ancora non sappiamo e non conosciamo soprattutto su Borsellino ma anche su Falcone rispetto a diverse questioni legate a queste stragi su cui è nata la cosiddetta seconda Repubblica

D.M. Santificati hai detto, invece gli altri magistrati morti?

P.L. alcuni sono proprio rimossi, soprattutto i cosiddetti minori. Vi è tutto l’elenco dei magistrati uccisi dal terrorismo che sono finiti nelle pieghe della storia e oggi a volte non hanno neanche un nome e di altri molti magistrati uccisi dalla mafia non c’è ricordo in questo paese del loro sacrificio, persone che erano dei validissimi magistrati

D.M. Quanti sono i magistrati morti in Italia di cui non si parla più?

P.L. innanzitutto partiamo dal dato che sono 26 i magistrati uccisi in Italia e non c’è alcun paese al mondo con un così lungo elenco, e questo qualcosa vorrà dire, poi ce n’è uno scomparso che non è neanche ufficialmente scomparso perché una mattina è uscito da casa e dopo molti anni - era il giudice civile Adinolfi - finalmente un giudice a Perugia ha riconosciuto che probabilmente c’è stato un sequestro legato alle sue attività professionali

D.M. Perché vengono uccisi i magistrati in Italia?

P.L. diciamo che l’Italia è un Paese che ha vissuto sempre sulle emergenze del terrorismo, ha vissuto e vive l’emergenza della criminalità organizzata, ha vissuto la corruzione politica. La magistratura spesso si è dovuta sorbire un compito di supplenza rispetto ad altri poteri a dover dare delle risposte eccezionali a questo tipo di offensive e ne ha pagato un prezzo alto di sangue, però vorrei dire che non tutta la magistratura ha pagato questo prezzo di sangue perché al suo interno ci sono magistrati e magistrati.

D.M. Rispetto a Falcone e Borsellino quali sono i magistrati che sono stati rimossi?

P.L. Sicuramente ora penso che fra breve saranno 30 anni dalla morte del giudice Terranova, che dà un impulso alla mafia in maniera incredibile. Prima in parlamento quando viene eletto come indipendente nelle liste del partito comunista e dà un fortissimo ruolo all’interno della Commissione antimafia e lì basta richiamare il dato storico che qualcuno lo voleva rimuovere, nonostante conoscesse i pericoli ha fatto di tutto per tornare a Palermo per diventare un magistrato chiave. Viene ucciso appena arriva in Sicilia dopo che rilascia un’intervista in cui promuoveva il suo “manifesto programmatico”. Ma anche i giudici di Trapani, come Ciaccio Montalto, il primo che aveva scoperto i grandi forzieri della mafia in un luogo cosiddetto di mafia minore che aveva più banche della Svizzera. Poi Livatino (Rosario n.d.r.) che forse ha avuto più giustizie e riconoscimento grazie ad alcuni film che hanno fatto sul suo conto

D.M. ma i magistrati rischiano ancora la vita oggi secondo te oppure no?

P.L. oggi non conviene più adoperare mezzi militari per sopprimere un magistrato scomodo. Anche se siamo a conoscenza di episodi legati ad alcuni magistrati calabresi che per esempio lottano contro la ‘ndragheta, è il caso del procuratore della DDA di Crotone su cui sono emerse delle intercettazioni per la preparazione di un attentato ai suoi danni, o alcuni magistrati in Sardegna e Sicilia, però oggi la casistica è profondamente cambiata perché oggi vale di più il vecchio adagio fatto da Giammanco nei confronti di Falcone “riempitelo di carta” perché vediamo che quando un magistrato è scomodo o fuori esce dalla magistratura o viene messo in condizioni di non dare troppo fastidio.

D.M. Che idea ti sei fatto di Luigi De Magistris e Clementina Forleo?

P.L. Dico che Luigi De Magistris è un magistrato che fuori esce dalla norma della casistica classica del Meridione, di quei magistrati che non vanno a guardare in certe cose, non aprono certi cassetti, se devo fare un rilievo tecnico a Luigi De Magistris magistrato, devo dire che ha allargato troppo il cerchio delle sue indagini aggiungendo troppe indagini a suo carico. Questo lo ha portato in un vicolo cieco con le vicende che oggi conosciamo. Benissimo ha fatto a candidarsi e mi sembra che sia un ottimo politico ha iniziato molto bene, forse farebbe bene a dimettersi dalla magistratura per levare la voce a certe critiche che rischiano di adombrare la sua figura. Clementina Forleo ha dimostrato di essere una persona al di sopra di ogni sospetto, andando a guardare anche nei confronti di quella sinistra dove spesso la magistratura non mi pare sia molto attenta.

D.M. Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, ha fatto rivelazioni che fanno tremare i palazzi del potere. Si attendono i possibili mandanti dentro il parlamento per le stragi di Falcone e Borsellino. Che idea ti sei fatto della vicenda e visto che ci stai preparando la quarta edizione del tuo libro, cosa pensi che uscirà?

P.L. Dobbiamo partire soprattutto da Borsellino perché si sa molto poco. Fino ad oggi nonostante una verità processuale non sapevamo chi lo avesse ucciso, chi aveva premuto materialmente il telecomando della bomba, il vero movente, insomma molte questioni non ritornano, questioni che ritornano di attualità e che vedono dichiarante il figlio di Vito Ciancimino che ha raccolto l’eredità del padre che non era una persona qualsiasi, ma una persona che conosceva molto bene i contropoteri e i poteri. Oggi abbiamo verifiche incredibili su quello che una minuta pattuglia di giornalisti fra cui mi annovero, ha cercato di rivelare in questi anni. Abbiamo alte autorità dello Stato che confermano che la trattativa c’è stata. A Palermo è in corso un processo vediamo come andrà a finire. Osservo che chi è coinvolto in questo processo, parlo del generale Mori, è molto coinvolto in incarichi istituzionali di grandi enti locali: Alemanno lo ha nominato esperto della sicurezza, anche Prodi gli aveva dato grandi incarichi, Formigoni aspira a dargli un incarico di supervisione nelle infiltrazioni della ‘ndragheta all’Expo di Milano, poi come al solito ci sono in Italia gravi convergenze dei servizi segreti. Il tracciato delle telefonate che Genchi scopre dal castello Utveggio con una telefonata da una barca risalente a Contrada pochi minuti prima dell’esplosione, è un particolare molto inquietante. Il papello esiste forse qualcuno dovrebbe affrettarsi ad andarlo a prendere in questa banca segreta che si trova pare in Liechtenstein, non capisco perché ancora i magistrati non ne abbiano ancora avuto visione. Per fortuna ci sono dei magistrati che mi sembrano molto seri e che stiano indagando molto bene su questi episodi e su queste circostanze

D.M. Per chiudere “Toghe rosso sangue” a chi si rivolge?

P.L. “Toghe rosso sangue” si rivolge a chi vuole sapere a chi ha bisogno di memoria. Ci sono tantissimi giovani che hanno dimostrato interesse e che vogliono conoscere queste 27 vicende ma devo dire anche queste decine di persone che militano in questi movimenti nati dal basso che si informano in Rete, hanno trovato in questo libro uno strumento di confronto e di conoscenza. Poi c’è stato anche un risarcimento nei confronti dei parenti delle vittime troppo spesso dimenticati, perché poi fra loro ci sono quelli che vivono a Roma e Milano che vengono invitati in televisioni. Qui siamo a Salerno per esempio, qui davanti fu ucciso Giacumbi, penso che la vedova Giacumbi non sia mai stata ricordata da nessuno per il sacrificio che fece il marito, in quello che ha pagato nell’esercizio delle sue funzioni.

fonte: http://www.danielemartinelli.it/2009/08/20/paride-leporace-toghe-rosso-sangue/
FONTE

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