sabato 15 agosto 2009

Verso la Religione di Stato (?)

Va in scena, in un caldo pomeriggio di Agosto, l’ennesimo atto della "commedia" Italo-Vaticana che, da anni e con ambientazioni e scenografie diverse, vede sul palcoscenico sostanzialmente tre attori: Il Vaticano, Il Governo ed il TAR del Lazio.

Con la sentenza del TAR n° 7076 del 12 Agosto 2009, torna d’attualità quell’ora di religione, fino a pochi anni fa d’obbligo a scuola, che per decenni ha indottrinato le giovani menti, sorda alle lamentele di chi era più incline ad altre confessioni o addirittura a nessuna.

Innumerevoli infatti i ricorsi, presentati negli anni, contro questa obbligatorietà, da parte di genitori e docenti appartenenti ad altre confessioni religiose o semplicemente Atei.

Recita la Sentenza: «Sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico».

Si mette così in discussione il decreto Fioroni che, ancora in vigore, ammette i crediti formativi derivati dallo studio della Religione pesando sugli esami di maturità degli ultimi due anni.

E puntuale come una Littorina giunge la replica del monsignor Diego Coletti, Presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, che ha dichiarato: «La sentenza del Tar, che esclude l’insegnamento della religione cattolica dal percorso curriculare degli studenti, danneggia la laicità ed è sintomo del più bieco illuminismo che vuole la cancellazione di tutte le identità».

Non siega, il Monsignore, a quale pluralità si riferisca e come l’esclusione del voto derivato dall’ora di religione possa minare la laicità e cancellare le identità.visto che non si parla dell’insegnamento delle Religioni, questo si sarebbe tutelare la pluralità, ma solo di una Religione, che a scuola è facoltativa ed è scelta da appena sei milioni di studenti.

A ruota il Ministro Gelmini, che annuncia ricorsi al Consiglio di Stato contro questa palese, a dir suo, “Limitazione della libertà degli studenti in quanto la Religione cattolica esprime un bagaglio di di storia, di valori e di tradizioni talmente importante che la sua unicità deve essere riconosciuta e tutelata. Una unicità che la scuola, pur nel rispetto di tutte le altre religioni, ha il dovere di riconoscere e valorizzare".

Emerge una priorità, nelle parole del Ministro dell’Istruzione, ossia quella di tutelare e privilegiare una Religione a discapito delle altre.ed un voler rafforzare ed avallare le erroneamente supposte radici identitarie Cristiane dell’Italia.

Stando alla storia, il Cristianesimo fu imposto come religione ufficiale dell’Impero Romano, a discapito delle altre religioni, solo con l’Editto di Tessalonica, voluto da Teodosio I°.
Correva l’anno 380 d.c., vari popoli erano già presenti nella nostra penisola da qualche migliaio di anni e la loro religione era semmai quella Pagana.

Inserire “l’ora” di Religione negli scrutini finali significherà, come tornaconto per la Chiesa, assicurarsi un maggior numero di allievi i quali, per ottenere maggiori crediti formativi, aderiranno a questa attività scolastica facoltativa.
Un richiamo alle teorie Gramsciane, quello della Chiesa che, nella migliore tradizione sessantottina, punta a “Indottrinarli da piccoli” assicurandosi così futuri “clienti”, agendo in prima persona su quella scuola che è fucina di menti, plasmando le coscienze dei giovani attraverso le parole e gli insegnamenti di docenti graditi alla curia, non sempre vincitori di pubblico concorso.

Che sia la Chiesa a scagliarsi contro questa decisione del Tribunale Amministrativo Regionale è più che comprensibile, rappresenta pur sempre un’ingerenza nella quotidianeità laica del nostro Paese, ma tutto sommato legittima.

Meno legittimo è scagliare il sasso e nascondere la mano, lasciando il Governo ed i politici di Area Cattolica a procedere nella battaglia, in loro vece, a suon di carte da bollo, Leggi e ricorsi.

Un appiattimento sulle posizioni della CEI, quello dei partiti di Governo, che comporta una sistematica violazione della Costituzione Italiana che, ricordiamo, all’articolo 3 sancisce: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, rafforzando poi il principio già espresso nel precedente articolo e ribadendolo nell’articolo 7: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”.

E’ poco chiaro dove sia questa “eguaglianza” e questa pari dignità tra religioni essendo “disponibile” a scuola l’insegnamento di una sola religione e campeggiando, negli uffici pubblici, ancora un solo simbolo, a memento di una sola Religione, imposta nei fatti, quella Cristiana.

Il concetto di pluralità vorrebbe esposti tutti i simboli religiosi rappresentanti tutte le confessioni, non uno solo che, per abitudine e pigrizia mentale, rappresenta ancora quella Religione di Stato che, almeno sulla carta, non dovrebbe più essere tale.ed il concetto di Laicità dello Stato non dovrebbe lasciar spazio all’insegnamento della Religione a scuola, ma nei fatti, anche attraverso di essa, si lavora in un’unica direzione, ri-cristianizzare l’Italia.

Esistono dei luoghi deputati a far Religione, insegnarla e praticarla, tutelati dalla legge e da nessuno messi in discussione.

Portare la Religione fuori da questi luoghi, fuori dalle chiese, significa solo fare un passo in più per colmare quella piccola distanza che manca ancora al Vaticano per governare il nostro Paese senza intermediari.

Un piccolo passo, l’ennesimo, verso la Religione di Stato.

di Cristian Lezzi

http://www.gliscomunicati.com/content.asp?contentid=1305
FONTE

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