domenica 2 agosto 2009

Strage alla stazione di Bologna, 29 anni dopo la verità giudiziaria non basta

i depistaggi del sismi e i pochi condannati che si dichiarano innoncenti

Alle 10e25 del 2 agosto del 1980 lo scoppio. Morirono 85 persone, 200 i feriti

Lo scoppio violentissimo determinò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d'aspetto. La detonazione del plastico di fabbricazione militare investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. Morirono in 85, provenienti da 50 città diverse italiane e straniere. Era un sabato di esodo vacanziero. Alle 17e30, il presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò in elicottero all'aeroporto di Borgo Panigale. All'ospedale Maggiore, dove fu allestita la camera mortuaria, disse: «Signori, non ho parole. Siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia». Dopo 29 anni e un tentativo di depistaggio intrapreso dal Sisme, ancora nulla è dato sapere sui mandanti e le loro ragioni. (Proponiamo una intervista a Roberto Scardova, giornalista del Tg3 che di Bologna, come di Ustica, ne segue le vicende giudiziarie)

Ricorrenza, quella che ogni anno celebra la strage di sabato 2 agosto 1980, molto sentita dalla cittadinanza bolognese ma un po' meno dalle istituzioni nazionali. Fino a sabato mattina ancora non era dato sapere quale ministro della repubblica fosse andato alla cerimonia per rappresentare l'esecutivo, poi nel pomeriggio l'annunciata partecipazione del ministro della Cultura Sandro Bondi. Lo scorso anno toccò a Gianfranco Rotondi che non passò alla storia certo per un intervento indimenticabile. Definito «persona incolore» dagli stessi organizzatori. Oltre a Bondi presenti sul palco il sindaco Flavio Delbono e Paolo Bolognesi, quest'ultimo presidente dell’Unione familiari delle vittime, che ha invitato i partecipanti a «non fischiare il Governo». Bolognesi alla vigilia de 29esimo anniversario ancora ha da lavorare sulla pensione non riconosciuta a chi allora fu ferito per l'esplosione della bomba. «Noi vogliamo che la problematica delle pensioni di invalidità dell'Inpdap, che da definitive sono diventate provvisorie, sia risolto prima del 2 agosto. Questo è l'obiettivo che abbiamo». Certo che se il nodo sarà sciolto prima dell'intervento «bene, ne parleremo il 2 agosto in un certo modo. Altrimenti ne parleremo in un altro modo».



Il punto della vertenza è indice su quanto la problematica dei risarcimenti, purtroppo, tolga l'attenzione alla fondamentale domanda sulla pretesa di verità. Quella verità che assolutamente non trova assoluzione nelle sentenze processuali. E anche se un “segreto di stato” non è mai stato formalmente posto sulla strage che ammazzò 85 persone per ferirne altre 200 in realtà è come se fosse sempre esistito. «Non stanno facendo il loro lavoro fino in fondo, anzi stanno facendo perdere enorme tempo ai familiari delle vittime costringendoli a faticose vicissitudini e poi non danno neanche risposte», afferma Bolognesi.



La storia

La bomba che alle 10 e 25 scoppiò alla stazione centrale di Bologna era composta da 23 kg di un esplosivo di fabbricazione militare. Lo scoppio fu udito per chilometri e determinò il crollo di un'ala intera della stazione. l'esplosione investì il treno Ancona-Chiasso che stazionava al primo binario. Immediatamente dopo l'attentato, l'esecutivo presieduto da Francesco Cossiga, insieme alle forze di polizia, attribuì lo scoppio a cause fortuite. Quando si capì che si tentava di una strage indotta venne data la responsabilità al terrorismo nero. 24 giorni dopo la Procura della Repubblica di Bologna emise ventotto ordini di cattura nei confronti di militanti di estrema destra, tutti riconducibili ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Verranno poi tutti scarcerati nel 1981. La storia delle indagini è costellata di depistaggi. Il più grave intrapreso dal Sismi, Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare. Gli allora dirigenti Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. fecero collocare su di un treno, sempre a Bologna, da un sottufficiale dei carabinieri, dell'esplosivo identico a quello utilizzato il 2 agosto. Nel medesimo involucro che ospitava l'esplosivo posero oggetti personali di due estremisti di destra. Francesco Cossiga, il 15 marzo 1991, divenuto Presidente della Repubblica, spiegò di essersi sbagliato a definire "fascista" la strage, e di essere stato mal indicato dai servizi segreti. Il 23 novembre 1995 la cassazione condannò all'ergastolo, quali esecutori dell'attentato, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. I due si sono sempre dichiarati innocenti. Mentre l'ex capo della P2 Licio Gelli, l'ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, vennero condannati per il depistaggio delle indagini. Il 9 giugno 2000 la Corte d'Assise di Bologna ha emesso altre condanne per depistaggio: nove anni di reclusione per Massimo Carminati, estremista di destra, e quattro anni e mezzo per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del SISMI di Firenze, condannato anche Ivano Bongiovanni, delinquente comune legato alla destra extraparlamentare. Condannato per strage a 30 anni di reclusione Luigi Ciavardini, che dal carcere continua a proclamarsi innocente.


I mandanti della strage non sono mai stati scoperti.

fonti: http://www.agenziami.it/articolo/4227/Strage+alla+stazione+di+Bologna+29+anni+dopo+la+verita+giudiziaria+non+basta

http://www.facebook.com/note.php?note_id=118461641548&ref;=nf

Powered by Blogger Sync


FONTE

Nessun commento:

Posta un commento