lunedì 10 agosto 2009

Questione morale. La “legge porcata”, nuova frontiera del malaffare partitico

di Fulvio Lo Cicero

L’inchiesta abruzzese, che vede coinvolto Fabrizio Cicchitto, sta indagando anche su un ipotetico mercato dei seggi. Le segreterie dei partiti venderebbero i posti in lista. Con 500 mila euro si acquista una posizione assai ben remunerata dallo stipendio di parlamentare.

ROMA – L’inchiesta abruzzese sulle dazioni di denaro che si sarebbero verificate per ottenere posti nelle liste bloccate, ideate dalla “legge porcata” del leghista Calderoli, per la quale il coordinatore del Pdl Fabrizio Cicchitto è stato iscritto nel registro degli indagati, è probabilmente l’ultima frontiera del malaffare partitico italiano.

Le indagini sono in corso, ovviamente, e l’iscrizione nel registro degli indagati di un uomo politico non può significare un giudizio di colpevolezza. Cicchitto, d’altronde, si è dichiarato del tutto estraneo alla supposta compravendita e, fino all’emissione di una sentenza definitiva (se mai ci sarà), bisogna credergli.

Ma non è questo il punto. Il punto è che, con il sistema introdotto con la nuova legge elettorale, voluta e approvata negli ultimi mesi di legislatura del secondo governo Berlusconi, sostanzialmente per impedire al centro-sinistra di Romani Prodi (in quel momento in vantaggio sulla coalizione di destra) di ottenere una maggioranza solida nei due rami del Parlamento, i partiti hanno creato un altro formidabile sistema di possibile auto-finanziamento. Qualsiasi candidato alla Camera dei deputati o al Senato, per avere un minimo di chances di essere eletto, deve essere inserito nei primi posti della classifica contenuta in ogni lista. È evidente che il posizionamento ha un valore economico e, dunque, il partito può vendere al miglior offerente questi posti. Se si pensa che un seggio parlamentare vale circa 230 mila euro annui netti (fra stipendio base, diarie, contributi a fondo perduto, per il porta-borse, ecc.), ecco che un investimento iniziale di 500-600 mila euro per essere ben inseriti ha un punto di pareggio stimabile in due anni circa, dopo di che inizia la remunerazione netta per il parlamentare.

L’inchiesta abruzzese

Le indagini della Procura di Pescara sono state avviate dopo la presentazione di un memoriale da parte di una donna, Maria Maurizio, moglie separata di Sabatino Aracu, stella nascente del Pdl, parlamentare e segretario del gruppo a Montecitorio. La donna accusa l’ex consorte di vari misfatti, fra i quali, oltre ad un giro di tangenti nel settore sanitario (altro campo d’elezione delle ruberie partitiche, come dimostra l’inchiesta pugliese che investe attualmente il centro-sinistra e la giunta regionale di Nichi Vendola), anche la compravendita dei seggi parlamentari. Secondo la donna, infatti, vi sarebbe stato, in Abruzzo, un vero e proprio mercato dei seggi senatoriali, che avrebbe coinvolto, ad esempio, Filippo Piccone, eletto senatore nel 2006, il quale avrebbe scucito 600 mila euro per essere ben posizionato in lista.

La magistratura sta cercando i riscontri alle affermazioni di Maria Maurizio e, anche nel caso di Piccone e lo stesso Aracu, non si deve emettere alcuna sentenza anticipata di colpevolezza, come prescrive la Costituzione. Anche l’ex marito della donna Sabatino Aracu, secondo il suo memoriale, avrebbe pagato circa 500 mila euro per essere messo in lista ed ottenere così il seggio.

Il meccanismo di una possibile corruzione

Se un giorno dovessero mai essere provate le accuse di Maria Maurizio, avremmo scoperto la nuova frontiera di un ingente finanziamento illegale dei partiti. Dato che la “legge porcata” calderoliana accentra tutto il potere di nomina dei deputati e dei senatori negli apparati centrali dei partiti, con una legge elettorale ampiamente anticostituzionale, in quanto espropria l’elettorato attivo di una delle sue principali prerogative (cioè, la scelta del candidato, oltre a quella, rimasta per ora libera, della scelta del partito o della coalizione), le segreterie si ritrovano con un enorme potere: quello di decidere l’investitura di centinaia di deputati e senatori, retribuiti con quasi un milione e duecentomila euro per i cinque anni di legislatura. In più, il sistema conterrebbe in sé un’automatica norma “antiribaltone”, perché nessun candidato che ha investito un’ingente somma per essere ben posizionato in lista, sarebbe invogliato a cambiare coalizione prima che il suo investimento diventi remunerativo e punterebbe comunque alla massimizzazione del capitale impiegato, restando fedele alla sua coalizione per tutto il corso della legislatura.

Ancora peggio della prima Repubblica

La prima Repubblica si era chiusa nel 1993-94, con l’intento di azzerare completamente il sistema partitocratico – considerato oramai corrotto e marcio – per dar vita ad un nuovo sistema, con nuove formazioni politiche. Poi, a poco a poco, con la destabilizzazione del pool “Mani pulite” milanese, la progressiva opera di “rilettura” della storia politica recente (per cui Craxi è stato vilipeso e, da corrotto, è diventato uno dei grandi personaggi del firmamento italiano), l’immissione della sinistra nei centri del potere economico-finanziario, si è tornati ad un sistema che probabilmente risulterà più marcio del precedente, tanto che, l’attuale, potremmo denominarla prima Repubblica-bis.

I segnali ci sono tutti. La sanità regionale si sta dimostrando una sorta di ricchissima cassaforte che talune cordate politiche, composte da assessori e imprenditori del settore, sono sempre in procinto di scassinare con il plastico, ma ora potrebbe scoprirsi il filone relativo al mercato dei seggi.

Il problema italiano è, però, di difficile soluzione. Nel 1991, con un referendum, i cittadini votarono a favore dell’abolizione della preferenza multipla, perché, si diceva, con quella la criminalità meridionale controllava il voto. Poi si optò per il maggioritario e i candidati piovuti dall’alto, perché così la legge elettorale si dotava di uno stile “old fashion” anglosassone, che andava tanto di moda. Poi si è ritornati al proporzionale con liste bloccate, espropriando il diritto di scelta dei cittadini. Come la rigiri, i partiti italiani riescono a trarre sostentamento anche da un campo di rape e, indubbiamente, è questa la vera risorsa italiana, riconosciuta, anche se poco apprezzata, in tutto il mondo.

(nella foto: Sabatino Aracu, deputato del Pdl, indagato a Pescara per peculato e associazione a delinquere)

http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view;=article&id;=5973:questione-morale-la-legge-porcata-nuova-frontiera-del-malaffare-partitico&catid;=37:politica-interna&Itemid;=154
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