venerdì 7 agosto 2009

Quando l'Italia era bella

Il nostro era un Paese straordinario, tanto da essere definito il Bel Paese e non soltanto per via delle amenità paesaggistiche e archeologiche. Chi veniva dall'estero, era certo di trovare la nostra proverbiale accoglienza, pronta a far bella mostra di sè, con quella tipica esterofilia che ci connotava positivamente.
Da sempre l'Italia ha saputo integrare gli stranieri, quand'anche questi furono invasori, traendo dalle altre culture spunti per la propria crescita culturale. Persino dal giogo austriaco l'Italia ha saputo trarre benefici, in termini culturali, adottando stilemi che si sono tradotti in linguaggi autonomi.
L'Italia era bella, gli italiani di più.
Una terra ricca, preziosa di diversità nell'arte, nella letteratura, nella lingua, nella gastronomia, nel teatro, nel pensiero. E là dove il sincretismo è stato più intenso, maggiore è stata la presenza di testimonianze preziose. Una terra straordinariamente accogliente come la Sicilia, ad esempio, ha potuto far maturare ricchezze incommensurabili in ogni àmbito culturale.
L'Italia era bella, con i suoi monumenti che testimoniano intrecci di varia civiltà, con la ricchezza del suo vocabolario, i cui termini possiedono etimologie uniche al mondo per varietà di cultura e provenienza. Greci, etruschi, latini, bizantini, longobardi, musulmani, normanni, svevi, aragonesi, angioini (per citare i principali) hanno fatto bella l'Italia. L'hanno fatta, ancor prima del Risorgimento che ha rappresentato soltanto una canonizzazione territoriale.
Nel Cinquecento, dopo la crisi fiorentina e romana, Venezia era un tripudio di colori e di culture e questa varietà non poteva che portare beneficio alla città. Vadano, i leghisti, oggi, nei musei veneti e ricordino -se ci riescono- che da quel crogiuolo di civiltà che animava la Venezia del '500 sono nati Tiziano, Tintoretto, Giorgione, Veronese, Palladio...; si riconoscano nel mirabile paiolo di diversità, in cui i tanto odiati mori di oggi hanno portato linfa vitale e competenze scientifico-matematiche ad una terra povera, malarica e salmastra. Venezia non sarebbe tale, se avesse cacciato gli stranieri. Il discorso riguarda anche le altre regioni d'Italia.
Era bella l'Italia, quando sparuti grumi di civiltà integrate parlavano ancora albanese in Puglia e greco in Sicilia, francese in Val d'Aosta e turco in Friuli, testimoni di ricchezza, di solidarietà, di libertà, di accoglienza, di pace.
Esportammo nel mondo il Rinascimento, quale frutto di abile integrazione tra popoli che, in quasi 500 anni di maturazione, ha forgiato uomini eccelsi come Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Ariosto, Machiavelli, Caccini, Peri... Non ci sarebbe stato il Rinascimento, senza un Medioevo carico di incontri tra latinità e islamismo, ancorché gli incontri si risolsero in violenti scontri per colpa della Chiesa.
Dall'estero appresero le meraviglie italiane anche grazie a Goethe e al suo 'Viaggio in Italia'. Nacque il 'Gran Tour', tutti dovevano far visita al nostro Paese per allietare lo spirito e abbeverarsi di cultura. Filosofi, scrittori, artisti, intellettuali d'ogni sorta vennero qui a stupirsi di fronte alla meraviglia nata da un magico miscuglio di civiltà. L'Italia non era una penisola, era LA penisola!
Era bella L'Italia prima di questa dittatura, prima di questa politica che porta in seno l'odio per la diversità culturale, l'amore per la speculazione economica e che innesta nelle coscienze il tarlo della violenza e del vuoto più profondo. Vorrei ritrovarti, Italia mia!

http://italianimbecilli.blogspot.com/2009/08/quando-litalia-era-bella.html
FONTE

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