mercoledì 5 agosto 2009

La verità vi prego sull'Abruzzo

Descrivere i fatti, riferire le realtà degli eventi, informare sui dati in questo nostro paese non è lavoro facile.
Una volta eravamo abituati a giornalisti da Premio Pulitzer, cani rabbiosi desiderosi di riuscire ad addentare le caviglie di qualche grossa preda appena se ne presentava l'occasione o semplici informatori dal profondo senso etico del proprio mestiere, che concepivano il proprio lavoro come quello di un vero e proprio investigatore senza macchia, persone che desideravano raccontare la realtà dei fatti così com'era, senza tentativi di comoda edulcorazione, stimati professionisti che mai avrebbero scritto una sola riga della cui veridicità non fossero stati certi al mille per mille.

Ora assistiamo invece ad ottimi giornalisti che scrivono articoli in base alle notizie false ricevute da un amico Senatore o tanti altri ancora che riferiscono di leggi approvate in Parlamento senza nemmeno averle lette (un lavoro troppo lungo e faticoso, evidentemente), ma basandosi solo su quanto riferito dal ministro o dal parlamentare di turno in conferenza stampa.

Sulla questione "Abruzzo e terremoto" questi vulnus dell'informazione nostrana si mostrano chiari e disarmanti come non mai. Assistiamo inermi alla sconfortante ridda di false ed ingannevoli dichiarazioni politiche che anziché essere disintegrate dai professionisti dell'informazione grazie ai fatti che le smentiscono, vengono riportate con clamore sulle prime pagine di tutti i quotidiani (compresi quelli di presunta opposizione) come fossero realtà inconfutabili.


Il 26 giugno il Presidente del Consiglio Berlusconi ribadiva ancora una volta: "Ricostruiremo tutto al cento per cento, le prime e anche le seconde case. Al cento per cento".
Il 9 luglio il premier redigeva e pubblicava l'ordinanza numero 3790 in cui lo Stato garantisce la ricostruzione dell'80% delle seconde case (non il 100%), con un limite di 80 mila euro e solo se la seconda casa è utilizzata a scopo commerciale e non abitativo.

Il controsenso fatto ordinanza. Ma nessun giornalista ha chiesto spiegazioni.

Il 2 giugno, in occasione di uno dei tanti appuntamenti elettorali, il Presidente del Consiglio prometteva la costruzione dei Moduli Abitativi Provvisori (piano C.A.S.E.) per 15 mila persone entro novembre.
Il bando di gara della Protezione Civile che istituisce il piano C.A.S.E. parla di moduli abitativi per un numero di persone che va dalle 10 mila alle 12 mila.
Nessuno ha chiesto delucidazioni per l'incongruenza tra le cifre.

Nella stessa conferenza stampa del 26 giugno scorso a L'Aquila, Berlusconi prometteva: "A settembre chiudo le tendopoli e darò a tutti le chiavi degli appartamenti. Ognuno saprà dove andare. Se non bastano i posti, sfrutteremo case sfitte e alberghi".

Eppure ancora oggi la popolazione sfollata, senza la propria casa a disposizione, ammonta a 49.146 unità (dati aggiornati al 1° agosto). Escludendo i 12 mila fortunati che abiteranno i MAP, avremo circa 37 mila abitanti ancora da sistemare.
Quanti saranno coloro che avranno la fortuna di vedere la propria casa inserita nella categoria A (agibili), senza lavori strutturali da compiere per poterci vivere serenamente, con gas, elettricità e acqua regolarmente fruibili e che non siano già rientrati nella propria casa in questi giorni?
Cosa ne sarà di tutti gli altri? In albergo come promesso dall'instancabile premier, lontani dalla propria città? Per quanto tempo?
E' una domanda fondamentale, visto che a queste stesse persone senza casa si chiede di tornare a pagare tutte le tasse dovute sin dall'anno prossimo, compresi gli arretrati non pagati negli ultimi mesi. Una domanda talmente importante che qualcuno si è dimenticato di farla.

Il 10 luglio il nostro premier prometteva l'insperato, ciò che nessuno aveva osato mai immaginare: L'Aquila verrà ricostruita interamente, bella esattamente com'era, entro la fine della legislatura, nel 2013.
Una promessa straordinaria che, qualora esaudita, lo relegherebbe di diritto nell'elenco dei santi patroni del capoluogo abruzzese.
Eppure il decreto "Abruzzo" presentato dal governo e poi approvato definitivamente dalle due camere destina un monte-fondi di 3,1 miliardi per la ricostruzione delle abitazioni private, ma che saranno disponibili complessivamente non prima del 2032.
Come si spiega una ricostruzione prevista in 4 anni mentre la legge che destina i fondi per la ricostruzione li sparpaglia in 23 anni?

Il 1° luglio scorso il governo approvava il Decreto Legge anti-crisi, contestato oltre che per l'introduzione dell'ennesimo scudo fiscale tremontiano, per il ripristino del pagamento dei tributi per la popolazione terremotata dell'Aquila ed il pagamento delle tasse non pagate, il tutto a partire dal gennaio 2010.
Le dure contestazioni hanno sortito il loro effetto ed il 27 luglio, prima ancora che il DL venisse approvato in prima battuta alla Camera dei Deputati, il ministro Tremonti assicurava l'annullamento del provvedimento.
Logica voleva che venisse presentato ed approvato un emendamento dei relatori del provvedimento che abolisse quell'articolo (o che lo modificasse), così come fatto per tanti altri articoli e commi del provvedimento.
Ma così non è stato. Il governo ha deciso di lasciare la patata bollente nelle mani del capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, che si occuperà di stabilire i tempi e le modalità del ripristino dei pagamenti.

Eppure il 28 luglio, il giorno successivo la promessa di Tremonti, la Camera approvava il DL anticrisi. 4 giorni più tardi, il 1° agosto, lo faceva il Senato della Repubblica.
La legge è definitiva. E chiede, come da principio, il pagamento delle tasse da gennaio.

Perché il governo non ha presentato un emendamento che tempo 1 minuto abrogasse l'articolo precedentemente inserito? Perché la maggioranza ha bocciato tutti gli emendamenti dell'opposizione che proponevano uno slittamento dei tempi (che è ciò che il governo a sua volta ha promesso)? Perché demandare questa responsabilità alla Protezione Civile che sulle questioni fiscali per propria natura non ha competenza?
E può la Protezione Civile con una semplice ordinanza definire dei tempi che violino palesemente una legge approvata e già divenuta esecutiva?
E perché, dopo una settimana, la Protezione Civile ha emesso altre ordinanze, ma nulla ancora in relazione allo slittamento dei tempi?
Ma soprattutto, perché l'informazione nazionale, ancora una volta, dopo la dichiarazione dell'ennesimo ministro del governo, ha abbandonato la questione delle tasse nel dimenticatoio?
Perché questo interesse a tempo? Perché far finta che tutto sia cambiato quando tutto è rimasto uguale?

Perché?

http://alessandrotauro.blogspot.com/2009/08/la-verita-vi-prego-sullabruzzo.html
FONTE

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