martedì 4 agosto 2009

La spartizione del potere nel Paese della cuccagna

di Mario Guarino

COMPENSI Il centrodestra consolida la posizione dei cosiddetti “boiardi” di Stato, messi a capo di enti e società serbatoi di voti. Strapagati, nonostante deficit e inefficienza.

Più volte, durante le passate campagne elettorali, tra le tante promesse poi disattese, Silvio Berlusconi ha proclamato: «Non occuperemo il potere, come ha fatto la sinistra ». Il cosiddetto spoil system (il sistema di potere) in realtà è una cuccagna elevata a sistema. Scandalosa. Basta sbirciare due dati: l’appartenenza politica dei beneficiari e i compensi.

Un fenomeno tutto italiano, che soltanto una stampa e una tv asservite a chi comanda non fa emergere mai (accadeva, in parte, anche con il centrosinistra). Nel dicembre 2007 - come segnala Sergio Rizzo (Corriere della sera, 6 luglio 2009) - l’allora premier Romano Prodi aveva introdotto nella finanziaria una norma restrittiva per fissare un tetto finanziario a dirigenti e manager di aziende pubbliche. Un proposito, con la vittoria del centrodestra alle elezioni politiche del 2008, rimasto inapplicato.

Piuttosto che creare, come promesso, posti di lavoro, il Pdl ha consolidato - addirittura con una legge ad personam - la posizione dei cosiddetti “boiardi” di Stato, a capo di enti e società che, in definitiva, sono anche grandi serbatoi elettorali. Un posto a te e un altro a lui. A mo’ di esempio, facciamo solo alcuni nomi ed emolumenti annuali, tenendo presente che ben 200 sono le società partecipate dall’ex carrozzone statale Iri. Notizie che si debbono alla trasparenza voluta di recente da Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica.

Lucio Stanca, neo ad di “Expo 2015”, riceverà 480mila euro annui, che vanno sommati ai più 200 (benefit compresi) da deputato di Forza Italia. L’esponente della Lega Gianfranco Tosi - consigliere comunale di Busto Arsizio - può irrobustire il suo introito mensile con 120mila euro (è nel Cda di Enel).

Fulvio Conti, ad di questa società, riceve qualcosa come 3 milioni e 236mila euro. Il doppio di quanto percepisce il suo omologo alle Poste Massimo Sarmi. Il presidente dell’Eni Roberto Poli (già numero uno della Fininvest) riceve 1 milione e 131mila euro; il consigliere del colosso petrolifero Paolo Marchioni (Lega) - che è capogruppo del partito alla provincia di Verbano - deve “accontentarsi” di soli 135mila euro.

Da anni, il top lo raggiunge il “signore degli armamenti”, ossia Pierfrancesco Guarguaglini, presidente e ad di Finmeccanica: 5 milioni e 560mila euro (compresi 2 milioni di arretrati). La domanda sorge spontanea: le società funzionano almeno a dovere? A giudicare da come va l’economia statale in Italia la risposta è no. A ripianare i deficit annuali dei “carrozzoni” governativi interviene sempre il ministero del Tesoro (con il denaro dei contribuenti). Non solo.

Poche volte i manager di Stato si dimettono, e tra breve pagheranno raramente per i loro errori o per quelli commessi dai dirigenti. E ciò perché spesso legati alla politica (vedi sotto). Un caso per tutti: dopo il recente disastro di Viareggio, il numero uno delle Ferrovie Mario Moretti sta ancora al suo posto. En passant, il suo stipendio annuo si aggira sugli 870mila euro (oltretutto, i treni sono quasi sempre in ritardo, e sporchi).

fonte: http://www.terranews.it/news/2009/08/la-spartizione-del-potere-nel-paese-della-cuccagna

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