venerdì 14 agosto 2009

I fan scrivono: "Il Senato Federale: una riforma orripilante"

Preoccupa il progetto di riforma dell'attuale Senato al cosiddetto “Senato federale” del centro destra, simile a quello bocciato nel 2006 dal referendum popolare. La composizione del SF sarebbe incongruente con il modello federale. Le Regioni avrebbero un peso diverso in Senato: i rappresentanti di ciascuna Regione sarebbero da sei a venti con predominio di Regioni come la Lombardia con 9 milioni di abitanti e lo scarso peso di Regioni come Molise, Basilicata Abruzzo e Calabria, che insieme sono meno della metà della Lombardia. Ciò escluderebbe quella essenziale parità tra regioni minori e maggiori che è caratteristica degli Stati effettivamente federali, come gli USA e la Germania.
Colpisce inoltre il predominio del Senato federale sulla Camera, e la vasta competenza che al senato rimane sui provvedimenti della Camera , la cui rappresentanza è invece nazionale. Al S F sarebbe dato il potere di eleggere 4 membri della Corte Costituzionale , alla Camera ne resterebbero 3 (art 135 Cost), (oggi ne spettano in tutto cinque al Parlamento, Si cerca di aumentare i giudici di nomina politica, manovrabili da Premier e Lega, da 5 a 7: sicchè la Consulta, in cui oggi prevalgono giudici indipendenti, scelti tra le tre magistrature, avendo una maggioranza di giudici di nomina partitica , non sarebbe il giudice imparziale delle leggi, ma un organo della maggioranza di Governo. Nei prossimi mesi la Corte deve decidere sul lodo Alfano (che interessa al Premier e che viola l'art 3), sulla legge delle intercettazioni (che interessa al Premier e che viola l'art 21 sulla libertà di stampa e l'art 26 sul principio di legalità) e sulla legge sul reato di clandestinità ( che interessa alla Lega e che viola l'art 11 della Cost. su asilo politico e l'art 3 che stabilisce il principio della proporzione tra reato e pena).
Finora i giudici della Corte Cost sono rimasti nella maggioranza indipendenti dal Presidente del Consiglio, nonostante i pranzi, le squillo e incarichi a parenti . Con il senato federale, la maggioranza dei giudici sarebbe controllata da Bossi e dal premier.
Con il SF , al Senato spetterebbe un potere di veto su principi fondamentali concernenti le materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni: tutela del lavoro, istruzione, ricerca scientifica e tecnologica, salute, finanza pubblica e sistema tributario, etc art 117 comma 3 Cost). Un guazzabuglio che porta alla paralisi del Parlamento , alla divisione e alla disgregazione del Paese.
Impressionante è la farraginosità del sistema escogitato per disciplinare i rapporti tra Camera e Senato federale nella formazione delle leggi. In ciò si annida il pericolo di una stasi legislativa: una riforma per aumentare i conflitti , mentre compito della democrazia è di evitare i conflitti, di comporli, di sedarli.
Sui principi fondamentali il Senato federale sarebbe chiamato a decidere in via definitiva mentre la Camera potrebbe solo proporre emendamenti. In nessun paese a regime federale sono attribuiti alla seconda Camera poteri di condizionamento della funzione di Governo paragonabili a quelli costruiti per il Senato Federale Italiano. Esso dovrebbe occuparsi di armonizzare i bilanci pubblici e coordinare la finanza pubblica ed il sistema tributario.

Che fare per arginare questo progetto disgregatore dello Stato?

Occorre anzitutto riformare il Titolo V artt 114- 117 della Costituzione, aumentando le competenze esclusive dello Stato, in materia di tutela di salute, sicurezza e scuola. Della stessa idea è il Presidente Giorgio Napolitano che il 25 novembre 2004 , al convegno degli ex parlamentari , dopo avere definito “inaccettabile il dilatare in modo abnorme i poteri del primo ministro”, concluse che “bisognerebbe rivedere il titolo V riformato” che ha definito in alcune parti “orripilante”, come l'art 114. Egli disse a proposito del senato federale, “non resta che fare appello ai cittadini perché impediscano la promulgazione di una legge di riforma sconvolgente, contraddittoria, produttrice di conflittualità e di paralisi nei rapporti con le istituzioni.”

di Ferdinando Imposimato
FONTE

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