mercoledì 19 agosto 2009

... E se c'ero, dormivo...

È inutile cercare di stare dietro alla montagna di balle che quotidianamente il nostro giovane premier ci propina: è materialmente impossibile. Uno non fa neanche in tempo a confutare la bugia mattutina che alla sera se ne trova almeno altre dieci, tutte lì, che aspettano qualcuno che le sveli.
Oggi ci siamo occupati dell’amore fraterno che lo lega a Bossi, ma già stasera è il caso di confutare un’altra delle sue sparate. L’intervista “concessa” al suo dipendente direttore di Chi infatti trasuda di barzellette e bugie, dalle gambe cortissime. Scoraggiati dalla produzione industriale di menzogne del bugiardo patentato (amnistiato per falsa testimonianza), limitiamo la nostra analisi alla seguente frase dell’“intervista”: «Ho partecipato soltanto a cene certamente simpatiche, ma assolutamente ineccepibili sul piano della moralità e dell’eleganza. E non ho mai invitato consapevolmente a casa mia persone poco serie».

La falsità di una frase del genere dovrebbe essere lampante agli occhi di tutte le persone moderatamente informate. Registrazioni, varie interviste di escort, ammissioni, ricostruzioni mai smentite nei fatti sono lì a dimostrarlo. E il Canagliere lo sa benissimo. Tant’è vero che, come poco tempo fa (ricordate il «non sono un santo»?), mette le mani avanti: se anche fosse vero (e lo è) che alle sue “cene” sono state presenti nani (lui escluso) e ballerine, lui non lo sapeva. Lui ignora sempre, qualsiasi cosa accada. Basta vedere alcuni episodi della sua vita, ricapitolati magistralmente da Marco Travaglio nell’articolo «L’uomo che sapeva troppo poco» del giugno scorso.

«Da quando, in via del tutto ipotetica, il suo on. avv. Niccolò Ghedini l’ha definito "utilizzatore finale" di prostitute a sua insaputa, Silvio Berlusconi si staglia come il politico più ingenuo o più sfortunato della storia dell’umanità. Dal 1974 al 1976 ospita nella villa di Arcore un noto mafioso, Vittorio Mangano, intimo del suo segretario Marcello Dell’Utri e già raggiunto da una dozzina fra denunce e arresti, ma lo scambia per uno stalliere galantuomo: anche quando glielo arrestano due volte in casa. Dal 1978 (almeno) al 1981 è iscritto alla loggia deviata P2, convinto che si tratti di una pia confraternita. Dal 1975 al 1983 le finanziarie Fininvest ricevono l’equivalente di 300 milioni di euro, in parte in contanti, da un misterioso donatore, ignoto anche al proprietario: infatti, dinanzi ai giudici antimafia venuti a Palazzo Chigi per chiedergli chi gli ha dato quei soldi, si avvale della facoltà di non rispondere.
Negli anni 80 l’avvocato David Mills crea per il suo gruppo ben 64 società offshore nei paradisi fiscali, ma lui non sospetta nulla, anzi non sa nemmeno cosa sia la capofila All Iberian. Questa accumula all’estero una montagna di fondi neri che finanziano, fra gli altri, Bettino Craxi (23 miliardi di lire) e Cesare Previti (una ventina). Previti, avvocato di Berlusconi, ne gira una parte ai giudici romani Vittorio Metta (nel 1990) e Renato Squillante (nel 1991), ma di nascosto al Cavaliere. Il quale però s’intasca il gruppo Mondadori grazie a una sentenza di Metta, corrotto da Previti con soldi Fininvest. Nei primi anni 90 il capo dei servizi fiscali del gruppo, Salvatore Sciascia, paga almeno tre tangenti alla Guardia di finanza. E nel 1994, quando la cosa viene fuori, il consulente legale Massimo Berruti tenta di depistare le indagini dopo un incontro a Palazzo Chigi col principale. Ma questi non si accorge di nulla ("giuro sui miei figli"). Nemmeno quando Sciascia e Berruti vengono condannati, tant’è che se li porta in Parlamento. Nel 1997-‘98 Mills, testimone nei processi Guardia di Finanza e All Iberian, non dice tutto quel che sa e lo "salva da un mare di guai" (lo confesserà al commercialista). Poi riceve 600 mila dollari dal gruppo di "Mr. B". E Mr. B sempre ignaro di tutto (rigiura sui suoi figli).
Di recente si scopre che il Nostro, nell’ottobre scorso, prese a telefonare a Noemi, una minorenne di Portici, proprio mentre il suo governo varava una legge per stroncare la piaga delle molestie telefoniche ("stalking"). Ma lui scoprì che era minorenne solo quando fu invitato al suo diciottesimo compleanno. Ora salta fuori che Patrizia D’Addario, che trascorse con lui una notte a Palazzo Grazioli, è una nota "escort" barese, pagata da un amico del premier (l’ “utilizzatore iniziale”?). Ma lui non ne sapeva nulla, tant’è che in quel mentre il suo governo varava una legge per arrestare prostitute e clienti. È sempre l’ultimo a sapere. Può un uomo così ingenuo, o sfortunato, o poco perspicace, fare il presidente del Consiglio?».

Lui non c’entra mai. Non c’era. E, se c’era, dormiva. E, se dormiva, sognava. E, se sognava, sognava altro...

AB

fonte: http://bile.ilcannocchiale.it/post/2315649.html
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