lunedì 10 agosto 2009

Anche in vacanza stai pagando Berlusconi

PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli

Quando si parla del conflitto d’interessi di Berlusconi, lo sbadiglio incombe: troppo se n’è detto e ripetuto, al punto che a molti pare una scatola vuota, uno slogan rituale che non si capisce più nemmeno cosa voglia dire.

Quindi se siete tra quelli annoiati dal tema - ad agosto, poi - lasciate perdere questo palloso e lungo post: continuate serenamente a pensare che la nostra sia una democrazia come le altre e continuate a versare inconsapevolmente il vostro obolo in euro a Berlusconi.

A beneficio degli altri, magari poco avvertiti in merito eppur curiosi: il conflitto d’interessi sta nella possibilità che un tizio, essendo allo stesso tempo potente imprenditore e leader politico, usi il suo potere economico per avere vantaggi politici (chiameremo questa eventualità CASO A) e nel contempo usi il suo potere politico per avere vantaggi economici (chiameremo questa eventualità CASO B).

Si tratta quindi di un vantaggio bidirezionale, sia rispetto ai concorrenti nell’agone politico (CASO A) sia rispetto ai concorrenti nella competizione economica (CASO B).

Alcuni esempi del CASO A

Inizia tutto nel ‘94: quando per costruire il suo partito e vincere le prime elezioni Berlusconi ha usato la rete sul territorio della sua concessionaria di pubblicità Publitalia, quindi ha utilizzato il suo patrimonio personale per aprire circoli e sedi o per distribuire kit e bandiere.

Dal ‘94 a oggi, è stato costante l’uso delle sue tivù e dei suoi giornali per farsi una propaganda serrata (per i più giovani: sì, ha iniziato nel ‘94 non solo con Fede ma con gli show elettorali di Mengacci, Vianello, Mike Bongiorno e altri).

Più di recente: pensate se volete all’organizzazione del congresso fondativo del Pdl, per il quale ha pagato di tasca sua l’albergo a tutti i delegati per assicurarsi la sala piena in ovazione costante.

Un esempio recentissimo? L’utilizzo del proprio patrimonio privato per far tacere alcuni testimoni che potevano nuocere alla sua immagine politica nella questione delle escort.

Nel novero del CASO A vengono solitamente elencate anche le cosiddette leggi ad personam, cioè quelle leggi (fatte approvare da Berlusconi) senza le quali il Berlusconi stesso avrebbe subito potenzialmente conseguenze di carattere penale che avrebbero nuociuto gravemente alla sua carriera di politico: tra le altre, la modifica alle legge sul falso in bilancio che ha permesso a Berlusconi di essere assolto in tre processi (All Iberian, Sme-Ariosto, bilanci Fininvest) mentre con la legge precedente sarebbe stato condannato; più di recente, il Lodo Schifani (le cinque più alte cariche dello Stato non possono più essere processate) che ha escluso Berlusconi dal processo Mills per il quale la sentenza di primo grado ha certificato l’avvenuta corruzione - sicché al momento è stato condannato il corrotto ma non il corruttore.

Ma ora esplode il CASO B

Meno enfasi ha avuto, nel corso degli anni, l’utilizzo (speculare al precedente) del potere politico per avere vantaggi economici a danno della concorrenza.

Essendo Berlusconi un imprenditore prevalentemente televisivo, i vantaggi economici sono stati sostanzialmente ottenuti con il decreto legge numero 352 del 2003, che ha prorogato l’occupazione da parte di Retequattro delle frequenze analogiche spettanti al canale Europa 7, e poi con la legge Gasparri, che ha “riordinato” il sistema radiotelevisivo a tutto vantaggio di Mediaset, infine con il raddoppio dell’Iva sulle pay tv, quindi sostanzialmente su Sky.

Bene: per quanto riguarda il CASO B è bene sapere che non è affatto finita, anzi: con il passaggio in corso al digitale terrestre siamo all’inizio di un uso che definirei “estremo” del potere politico di Berlusconi a favore della sua azienda e per distorcere la concorrenza.

La cosa è talmente gigantesca che oggi se n’è accorto perfino il sonnolento Corriere.

Quanti milioni di euro di soldi pubblici sono stati spesi e continuano a essere spesi per favorire (anzi: imporre) il passaggio al digitale terrestre (con gli incentivi sui decoder e le massicce campagne pubblicitarie) a dispetto del concorrente satellitare Sky (che tra l’altro rappresenta una tecnologia più avanzata)?

Quanti milioni di euro di soldi pubblici perderà la Rai (anche in termini di inserzioni) con la decisione voluta da Berlusconi di far uscire gradualmente la tivù di Stato dal pacchetto Sky?

Quanti soldi sta spendendo la Rai - quindi noi tutti che ne siamo involontariamente azionisti - per costruire insieme a Mediaset un’inutile piattaforma satellitare (Tivusat) che serve solo a togliere abbonati a Sky, quindi a rintuzzare il principale concorrente di Mediaset in termini di fatturati?

Altro che slogan, altro che scatola vuota: oggi il conflitto d’interessi è di una semplicità disarmante. E consiste nel far uscire dei soldi dalle nostre tasche di contribuenti e azionisti Rai per farle entrare in quelle dell’azionista di Mediaset.


fonte: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/08/10/anche-in-vacanza-stai-pagando-berlusconi/
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