lunedì 3 agosto 2009

Senza elicottero

Quando ero bambina e ancora per qualche anno dopo l'inaugurazione del traforo del Monte Bianco per andare dai nonni, ad agosto, si faceva il Bracco. «Fare il Bracco» era un annuncio di catastrofe. Il mostro. L'interminabile calvario. Il prezzo da pagare per vedere dopo due giorni di viaggio il sorriso della nonna, in un altro mondo lontanissimo e quieto. Si restava fermi in colonna per ore, era normale, si sapeva, ci si organizzava come per una spedizione di esploratori. In macchina c'erano bibite e panini, giochi e mazzi di carte. Un caldo da serra. Si imparavano le canzoni, si vomitava, ci si lavava alle fontanelle lungo la strada, c'era la borsa con i cambi di magliette, ogni tanto si scendeva tutti dalla macchina a «prendere aria» e papà spengeva il motore, lasciava gli sportelli aperti tanto erano tutti in coda, immobili, si faceva amicizia coi bimbi delle altre macchine e a volte si restava amici. Monique, una ragazzina francese conosciuta al Bracco, l'anno dopo venne a casa nostra «alla pari», cantava Le bon Roi Dagobert a mio fratello piccolo. Era agosto, come ora. Mi sono ricordata Monique leggendo il bellissimo racconto di Ascanio Celestini ispirato all'ingorgo di Mestre. Quarant'anni dopo, agosto come ora. Ascanio scrive che le Grandi Opere ci divorano come un gigantesco intestino, il cibo siamo noi che ci mettiamo in viaggio, ponti trafori otto corsie che poi finiscono in un budello di due e noi lì come al Bracco, come prima però senza aspettarselo, senza saperlo in anticipo, senza panini e senz'acqua.
Il passante di Mestre è stato aperto a febbraio in pompa magna dal Sultano attualmente capo del governo, superdotato di denari e avido di cerimonie inaugurali, ansioso di costruire altri viadotti e unire isole a continenti cosicché i soldi si distribuiscano dove devono, dove fa più comodo. Se poi il cemento è quello della mafia e il viadotto viene giù, se il progettista che ha vinto l'appalto del passante ha dimenticato l'imbuto finale pazienza, che tanto in colonna ci sono quelli che non hanno elicotteri. Del resto lo spirito del tempo è questo: quello del villeggiante russo che a Forte dei Marmi investe il ragazzo in motorino, sfila dal portafogli quattromila euro in contanti, non spegne nemmeno il motore e reingrana la marcia. Col pagare. Avevano pagato però - il biglietto, può sembrar poco ma invece dipende - anche le centinaia di persone lasciate a terra ieri da Alitalia, avrete visto le immagini in tv. Overbooking. Che vuol dire vendere più poltrone di quante ne hai, non una grande idea se si tratta del primo agosto e se i biglietti per le vacanze sono prenotati da mesi. Non è difficile immaginare cha la gente parta davvero, il primo fine settimana di agosto. Non è difficile contare le prenotazioni. Difficile invece, scrive l'economista Alfredo Roma, è recuperare clienti ai quali hai rovinato le ferie, coincidenze perse prenotazioni saltate, parenti in attesa diciotto ore all'aeroporto. Difatti sono persi per sempre, i clienti Alitalia, al ritmo di una emorragia. La compagnia di bandiera, ricordate? Un'altra grande campagna spot per il finto patriottismo di governo, che il patriottismo sarebbe pensare a chi nella patria di vive. Anche a quelli senza elicottero, meglio.

di Conchita De Gregorio

fonte: http://concita.blog.unita.it//Senza_elicottero_548.shtml
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