lunedì 10 agosto 2009

L’insostenibile pesantezza dell’etere

Gli attacchi di Berlusconi, da presidente del Consiglio o da capo dell’opposizione, alle testate giornalistiche a lui storicamente avverse (Tg3 e l’Unità su tutte e, di recente, la Repubblica e il gruppo l’Espresso) sono ormai consuetudini del dibattito politici-media in Italia. Ma probabilmente il colpo di frusta inferto in questi giorni ai danni del telegiornale diretto da Antonio Di Bella (già definito il 4 maggio 2005, a Ballarò [minuto 7.30], “macchina terribile della Rai televisione”) non ha eguali. O forse solamente uno, il famoso Editto Bulgaro.

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Il rifiuto di rispondere alle domande perché poste da giornalisti delle testate incriminate o lo scherno ai loro danni non sono una novità, mentre lo è l’esplicita presa di mira di una realtà, come quella Rai, controllabile per la sciagurata legge che affida al potere politico il controllo del servizio pubblico mediatico. Un’affermazione come quella del premier sarebbe stata minimizzata come uno sfogo da frustrato, in altri Paesi. Nel nostro, invece, è necessariamente letta come una minaccia diretta e molto pericolosa, tanto da sollecitare la reazioni delle diverse parti in campo. Per il presidente Rai Paolo Garimberti:

«L’informazione del Servizio Pubblico non è, e non deve mai essere, nè pro nè contro alcuno ma ha l’obbligo di raccontare i fatti. Le notizie non hanno colore nè odore e vanno date tutte, sempre, ma tenendole accuratamente separate dalle opinioni».

Il Tg3, attraverso un comunicato del comitato di redazione, esprime tutto il suo disappunto:

«Le affermazioni del presidente del Consiglio relative al Tg3 lasciano pochi dubbi sulla percezione della libertà di stampa da parte di una delle più alte cariche dello Stato. Mette tristezza, poi, l’interpretazione del ’servizio pubblico’ come docile strumento di propaganda».

Nemmeno i maggiori editorialisti della stampa lasciano impunite le parole del Premier, da Mauro e D’Avanzo su Repubblica, a Grasso sul Corriere della Sera, alle previsioni di Mattia Feltri su La Stampa («L’avvertimento è partito e la guerra, a settembre, ripartirà tosta. Sempre che si fermi almeno ad agosto»), fino al sempre equilibrato Stefano Folli su Il Sole 24 ore che non può non bollare la dichiarazione di Berlusconi come:

«(…) un attacco pubblico al Tg3 che è sembrato a tutti una grossolana sciocchezza. O magari un tentativo di intimidazione, l’ennesimo annuncio di una resa dei conti. Quasi la riedizione del famoso “editto bulgaro” contro Biagi e Santoro».

Una delle poche voci fuori dal coro è quella di Gianluigi Paragone, già rifiutato da Garimberti come nuovo vicedirettore di Raiuno, che dalle colonne di Libero attacca l’informazione partigiana sul modello Tg3 in un editoriale dall’eloquente titolo “Cavaliere senza macchia“.

Anche le opposizioni esprimono tutto il loro disappunto, promettendo, di questo passo, una mobilitazione a settembre per la libertà di stampa e informazione (Franceschini, PD) e mettendo in guardia su un ipotetico passaggio alle vie di fatto fisiche contro la libertà di informazione, come in Russia (Di Pietro, IDV).

Ma forse è il caso di ascoltare i famigerati quattro titoli contro il Governo dell’edizione delle 19 del Tg3 del 6 agosto. La stessa redazione, con una finestra all’interno della trasmissione di approfondimento Linea Notte ha rinfrescato la memoria di tutti:

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Piuttosto singolare osservare come l’apertura sia affidata ad argomenti che appena sfiorino l’Esecutivo e che, se anche lo avessero attaccato apertamente, ne avrebbero avuto diritto, fino al limite della veridicità della notizia (per il codice deontologico dell’Ordine dei giornalisti). Qualche sospetto, forse, viene osservando i titoli dell’edizione delle 18 di Studio Aperto e delle 20 del Tg5. Non, come si nota, un attacco alle opposizioni o una (estrema) esaltazione del Governo, ma un azzeramento della discussione politica. Ecco allora che l’invito di Berlusconi a non attaccare maggioranza e minoranza parlamentare si concretizza in una chiara richiesta di rammollimento di giornali e telegiornali, per camuffare la realtà circostante l’utente ed evitare quelle notizie cattive, turpi e che possano abbattere il cittadino in un falso paradiso, a mo’ de “il migliore dei mondi possibili”, la cui percezione è invece tanto cara al presidente del Consiglio.

Ci aspettano altre stagioni di grandissima passione e, verosimilmente, di grandissima sofferenza.

http://www.dirittodicritica.com/2009/08/09/linsostenibile-pesantezza-delletere/
FONTE

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