martedì 29 settembre 2009

Restauri con il taglio

- di Alessandra Mammì -

La scuola di eccellenza è ferma da tre anni in attesa di un nuovo inquadramento. Gli ultimi studenti andranno via nel 2010. Poi rimarrà il vuoto

Temporaneamente in italiano suggerisce un periodo breve. Temporaneamente in Italia invece è concetto che sfiora l'eternità. Cliccate sul sito dell'Istituto Centrale del Restauro, cercate quella scuola di eccellenza che dal 1939 ha formato uomini e donne degni di mettere le mani su Giotto Michelangelo e Leonardo, e scoprirete che la didattica è 'temporaneamente sospesa'. Temporaneamente ovvero dal 2006. Da quando l'allora ministro Giuliano Urbani decise di regolamentare il mestiere di restauratore, definire i criteri della formazione sull'intero territorio nazionale e creare un albo professionale ad hoc, come per architetti e avvocati.

Cosa buona e giusta, per carità. E ancor più giusto fu prendere a modello quell'Istituto che nelle mani di Cesare Brandi prima e Giuseppe Urbani poi aveva rivoluzionato (nel mondo) teoria e pratica del restauro, stabilendo regole universali per la conservazione del pubblico patrimonio. Lì si insegnò che restaurare è atto storico e critico e non vuol dire fare il lifting a tele e sculture perché diventino più nuove e più belle di prima. Lì si interveniva sulle lacune con tecniche non invasive (minuscole righe all'acquerello in punta di pennello), si formavano restauratori che erano anche storici dell'arte, chimici e ingegneri; si coinvolgevano gli studenti in cantieri importanti dalla Cappella degli Scrovegni a Padova fino a rincollare i 300 mila frammenti del Giotto di Assisi frantumato dal terremoto, si univa insomma il vecchio spirito di bottega alle più moderne professionalità.

Nel tardo 2005 Urbani (Giuliano) decide che così devon far tutte: scuole private e pubbliche, regionali, provinciali e comunali. E per sottolineare l'eccellenza del nostro istituto decide anche che l'Icr insieme all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze (altra eccellenza) si sarebbe trasformato in Saf: Scuola di Alta Formazione del Ministero. Un gran bel nome. Ma fatta la legge, si cominciò a discutere del regolamento che doveva peraltro essere sottoscritto sia del ministro dei Beni Culturali che da quello della Pubblica Istruzione. Passano due governi Berlusconi e uno Prodi. Più una processione di ministri: Urbani, Moratti, Buttiglione, Rutelli, Fioroni, Gelmini e Bondi. Ma nessuno porta avanti la pratica. Senza regolamento non ci può essere indirizzo didattico, né diploma, né scuola. Così, in attesa che la Saf oltre al nome abbia anche un corpo, quella didattica che aveva perfettamente funzionato dal 1939 viene sospesa e gli studenti, cuore e forza lavoro dell'Istituto, scompaiono.

Fino al 2006 ce n'erano un ottantina a trafficare nelle aule del San Michele e a correre dietro ai maestri in mezzo alle calamità nazionali. Sono rimasti in 22. Quelli dell'ultimo anno. Nel 2010 se ne andranno anche loro. E mentre la pratica giace ancora per l'ultima firma sul tavolo di Bondi, i tagli alla 'temporaneamente sospesa' scuola sono stati invece prontamente firmati da Tremonti. Circa 300 mila euro in meno che su un budget già risicato rischiano di creare problemi persino nell'acquisto dei pennelli. Intanto, tra l'ottimismo della volontà e la forza della disperazione, i funzionari continuano a tener aperta sul sito la pagina della scuola 'temporaneamente sospesa', con le regole e i principi di sempre. E aperto è anche il forum degli studenti dove dal 4 ottobre 2005 decine di ragazzi ripetono ossessivamente la stessa domanda: "Ma qualcuno sa quando esce il bando di concorso? Grazie a chiunque mi risponda".


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/restauri-con-il-taglio/2110580&ref;=hpsp
FONTE

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