Lo scorso 6 settembre Fortress Europe ha lanciato un appello per la divulgazione in rete della puntata di Presadiretta andata in onda il giorno prima su Rai3 (e dove sennò?). Un’inchiesta che in prima serata ha svelato del dramma che si cela dietro la politica dei respingimenti di questo governo di esseri senza vergogna.
Giorni prima lo stesso blog ha pubblicato le foto degli orrori subiti da degli emigranti somali, rinchiusi in Libia nel campo di detenzione di Ganfuda; immagini a cui il TG1 ha dedicato solo una manciata di secondi e uno sterile commento. Si è scordato di ricordare che i poveri somali fanno parte di una schiera illimitata, una marea umana di un milione e 800mila profughi, fra interni e oltre confine, assediata da un’inestricabile guerra civile su modello standard internazionale: “estremisti” islamici contro governi fantoccio americanizzati. Non hanno notato che c’è un intero popolo che ha il diritto di chiedere asilo politico in ogni angolo del globo, che non si può respingerlo da nessuna parte, perché non c’è nessun luogo in cui portarlo e costringerlo a vivere in galera.
E’ un esempio lampante del diverso approccio di due diverse anime di una stessa azienda: da un lato, la censura pesata della prima rete, dall’altro, la denuncia pesante del terzo canale; i cani da guardia del regime contro gli estremisti dell’informazione.
L’appello di Fortress era già presente come link nella rassegna stampa di ieri l’altro, ma si merita uno spazio tutto suo. Non saranno mai abbastanza le pagine che questo blog dedicherà alla parte malata della razza umana, quel residuo di bestialità che ancora ci confina in una società d’odio e di violenza. E’ cannibalismo di sopravvivenza, “uomo contro uomo” in una disperata corsa senza meta e verso il nulla.
Passate parola.
fonte: http://senzapretese.ilcannocchiale.it/post/2329720.html
ECCO IL TESTO DELL'APPELLO
«I recenti tragici episodi di migranti morti o lasciati morire a pochi chilometri delle nostre coste impongono una riflessione alla società civile. Non si tratta di tragiche fatalità. Al cinismo dei mercanti di uomini si è aggiunta l’indifferenza o la paura di intervenire di chiunque avvisti un natante in difficoltà. Il soccorso in mare si è ormai trasformato da dovere a fonte di guai. Le imbarcazioni che avvistano natanti in difficoltà sono trattenute dall’intervenire dal timore di un rallentamento nel loro lavoro o, peggio, di una incriminazione per favoreggiamento di reato, quello di immigrazione clandestina. Il caso recente della nave con capitano turco, impedita per cinque giorni dall’avvicinarsi alle coste maltesi o italiane dopo aver soccorso e preso a bordo un gruppo di naufraghi, avrà certo scoraggiato i più dall’intervenire in soccorso di natanti in difficoltà. Le cifre delle morti in mare sono così imponenti da chiedersi se non vi sia una responsabilità oggettiva delle leggi che, nell’intento primario di scoraggiare l’immigrazione clandestina, hanno reso troppo oneroso e al limite dell’eroismo esercitare l’elementare dovere del soccorso dei naufraghi o dei natanti in difficoltà.
E’ convinzione dei firmatari della presente lettera che la legislazione attualmente vigente in Italia e gli accordi internazionali sottoscritti dal nostro paese con la Libia siano tra le cause che incrementano le morti nel canale di Sicilia e rendono impossibile esercitare la richiesta di asilo ai perseguitati politici o ai profughi da situazioni belliche.
I firmatari della presente lettera chiedono che:
1. Venga cancellata la norma che trasforma l’ingresso irregolare nel nostro paese in un reato. Questa norma impedisce preliminarmente di avanzare richiesta di asilo politico e scoraggia dall’esercitare il soccorso umanitario in mare, per timore di esser coinvolti nell’accusa di complicità di reato.
2. Vengano introdotte negli accordi tra la Libia e l’Italia norme che assicurino sul suolo libico la presenza di operatori internazionali in grado di valutare la legittimità delle domande di asilo presentate dai migranti e di verificare le condizioni della loro ospitalità nei centri predisposti dal governo libico.
3. Vengano introdotte norme e accordi internazionali che liberino da ogni conseguenza penale o economica, come il sequestro del natante, qualunque imbarcazione che presti soccorso in mare a migranti in difficoltà.
Quanto richiesto ha senso e può essere efficace nel fermare la strage per mare che miete vittime innocenti alle soglie del nostro paese solo se si recuperi una condivisa sensibilità al valore della vita umana e alla solidarietà tra individui. Le leggi e la propaganda recente hanno trasformato un carico di uomini morenti in un problema, nell’uomo nero che, nel gioco di carte, rimane in mano del perdente, sia questo l’Italia, Malta, la Libia o il peschereccio guidato dal comandante troppo debole di cuore. I firmatari di questa lettera vorrebbero che il comune sentire rendesse impossibile a chiunque dire che non spettava a lui occuparsi del problema dei 73 eritrei morti recentemente nel canale di Sicilia».
I firmatari dell'appello:
Roberto Barzanti
Marcello De Cecco
Tommaso Detti
Umberto Eco
Carlo Ginzburg
Eugenio Lecaldano
Paolo Leonardi
Diego Marconi
Giovanni Miccoli
Gianni Paganini
Adriano Prosperi
Massimo Mugnai
Marco Santambrogio
Emanuela Scribano
Salvatore Settis
Roberto Venuti
Libertà e Giustizia – ufficio di presidenza, di direzione e garanti
FONTE
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