martedì 29 settembre 2009

L'editto milanese

- di MASSIMO GIANNINI -

LE accuse bugiarde e livorose che il presidente del Consiglio ha scagliato domenica contro l'opposizione meritano di essere annotate sull'agenda politica. Valgono come documento per l'oggi e come ammonimento per il domani. Il documento dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, la natura manipolatoria e intimidatoria del berlusconismo. Infiammare la folla del Lido di Milano con il viso trasfigurato e il dito puntato, gridando "vergogna, vergogna, vergogna" all'indirizzo di "questa opposizione che brucia la bandiera americana e quella di Israele e dice "meno sei" dopo la morte dei nostri soldati", è un'operazione di propaganda che tradisce innanzi tutto falsità ideologica e irresponsabilità politica.

La falsità è nelle cose. Mai come in questi ultimi mesi, e soprattutto all'indomani del tragico attentato in cui sono morti i sei parà italiani in Afghanistan, l'opposizione ha dato prova di equilibrio istituzionale, di maturità civile, di condivisione morale. Semmai è stata la Lega di Bossi, titolare della "golden share" di questa maggioranza, a invocare un "riportiamo a casa i nostri ragazzi", solo qualche ora dopo la strage di Kabul. Tra l'Udc, il Pd e l'Idv, non una sola voce si è alzata in Parlamento per "speculare" politicamente su quel lutto e su quel dolore. E fuori dal palazzo persino la sinistra radicale, pur confermando la propria legittima contrarietà alla missione, ha evitato di rilanciare a sproposito i "mantra" pacifisti che le sono stati tanto cari.

Stavolta nelle piazze d'Italia nessun corteo ha irriso i soldati della Folgore. Nessun estremista in kefià ha bruciato bandiere israeliane. Nessun orfanello di Stalin ha dato alle fiamme il fantoccio di Bush. Nessun corteo ha espostro l'indegno striscione "10-100-1000 Nassiriya". Un ignoto imbecille, uno solo, duramente stigmatizzato dalla stessa sinistra, ha scritto uno schifoso "meno sei" su un muro. Un gesto orribile, ma fortunatamente isolato. E questo è tutto. Dunque Berlusconi ha mentito, mettendo nello stesso calderone della "vergogna" un solo fatto realmente accaduto, fatti accaduti in passato e fatti accaduti mai. Ha mescolato il tutto, per poi riversare la miscela fangosa non su questo o su quello, ma sull'opposizione come "categoria" politica, generica ed onnicomprensiva.

Qui sta anche l'irresponsabilità. Al Cavaliere, palesemente, non interessa il governo del Paese. La sua parabola di primo ministro si consuma non nella soluzione dei problemi, ma nel comizio permanente. Si nutre non dei risultati concreti della sua azione, ma dell'acclamazione del popolo che canta "Silvio, Silvio". Per funzionare, questo "metodo di non-governo" ha bisogno di furori ideologici e, soprattutto, di nemici sistemici. L'elite borghese è nemica. L'alta finanza è nemica. La magistratura è nemica. La stampa è nemica. E, ovviamente, l'opposizione è nemica. Qualunque opposizione. Quella di Di Pietro come quella di Casini. Quella di Franceschini come quella di Bersani. Quella di Pannella come quella di Casarini. Nella notte di Berlusconi, più ancora che in quella raccontata da Hegel, tutte le vacche sono nere. Anzi rosse. E in quel "io sono il popolo", in quel "noi dureremo per sempre" e in quel "voi siete fuori dalla storia" si esaurisce l'intera dimensione spazio-temporale della democrazia.

Cosa si può costruire, in questo profondo buio della Repubblica? Quali riforme condivise? Quali piattaforme bipartisan? Per fortuna, dal Quirinale, il capo dello Stato ha ristabilito il principio di realtà. E dopo le parole chiare di Giorgio Napolitano sono apparse goffe, per non dire patetiche, le retromarce tentate dalla solita corte berlusconiana dei Frattini e dei Cicchitto. Ormai il danno, l'ennesimo danno, si è purtroppo compiuto.

Ecco allora l'ammonimento, che oggi è insito nell'"editto di Milano", come ieri lo fu in quello "bulgaro" contro Biagi, Luttazzi e Santoro, e poi in quello "albanese" contro i direttori dei giornali. Chi sogna la "tregua", con questo presidente del Consiglio, sta purtroppo prendendo un drammatico abbaglio. Senza nemici da aggredire, o senza amici da ingannare, il Cavaliere non ha mai regnato. E non regnerà mai.


http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-varie-2/editto-milanese/editto-milanese.html
FONTE

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