VISUALIZZA LA RELAZIONE TECNICA DEL 2004 DI COLLABORA ENGINEERING - Prima di tirar fuori le carte e farci il sangue amaro sullo strano caso del crollo del Convitto nazionale, occorre partire da lontano.
Chi scrive al Convitto nazionale ci ha frequentato le scuole medie, tanti anni fa. Un bel ricordo, tutto sommato. Le prime vere amicizie, le prime scoperte delle cose piacevoli della vita, come alcune cose scritte e spiegate sui libri, il fare filone nelle calde mattine di primavera, il panino con le alicette di sor Tonino divorato nell'ora di ricreazione sulla panchine di via Sallustio brulicante di vita. E poi la possibilità di trascorrere tanto tempo a L'Aquila, che per un pendolare proveniente da un paesino di montagna, appariva una grande metropoli piena di luci, cose e persone. Ricordi scanditi anche da tanti scappellotti, conocchie, schicchere alle orecchie, pàccheri sul collo, impartiti a noi piccoli ed irrequieti somari in grembiule, da alcuni professori del Convitto particolarmente violenti. Un professore, ricordo in particolare, stimolava la nostra sensibilità musicale per mezzo della bacchetta 'Mariannina', con la quale scudisciava le mani dei futuri Chopin falliti.
Il Convitto, nella mia psico-geografia urbana, è poi scomparso nel nulla. Ho saputo che però negli anni era diventato un istituto scolastico allineato con i metodi pedagogici degni di un paese civilizzato. Restava in me l'idea di un luogo in cui si custodivano e insegnavano i Sacri Valori della Serietà e della Disciplina.
Mi sono ritrovato davanti al Convitto all'alba del 6 Aprile 2009. Non dimenticherò mai lo sguardo di un padre fisso verso il portone della scuola, oltre cui c'erano solo macerie fumanti, buio e urla sincopate. Ricordo le sue lacrime amare, quando il suo sguardo ha incrociato quello, silenzioso e rassegnato, di un vigile del fuoco tutto impolverato.
Quella maledetta notte sotto le macerie del Convitto hanno perso la vita tre ragazzi a causa del crollo di un'ala dell'edificio adibito al pernottamento degli studenti.
I morti potevano essere molti di più. Per fortuna infatti tanti genitori non hanno dato retta alle rassicurazioni della Commissione grandi rischi, e dell'illustre esperto in terremoti professor Boschi, che dopo mesi di scosse hanno continuato a ripetere, senza nessuna evidenza scientifica, che non c'era nulla da temere, che si trattava di normali scosse di assestamento. Quella notte poi un dirigente dell'Aquila Rugby, fidandosi dell'istinto e del buon senso, dopo la scossa delle 11, ha fatto uscire quattro ragazzi delle giovanili che pernottavano al Convitto.
EPPURE LA TRAGEDIA DEL CONVITTO ERA ANNUNCIATA DAL LONTANO 2004
Lo dimostra il documento che potete leggere in questà pagina. Si tratta di una relazione tecnica redatta nell'ambito del progetto "Edilizia scolastica e rischi territoriali", realizzata ben cinque anni fa da Collabora Engineering e Protezione civile e finalizzata a verificare la tenuta sismica del palazzo ottocentesco che ospita il Convitto nazionale dell'Aquila, ma anche il liceo classico, la biblioteca, negozi, uffici e recentemente anche la Presidenza della provincia .
A leggere questa relazione tecnica, con il senno di poi, c'è da rimanere sconcertati:
'' Al momento del sopralluogo – si afferma nel documento - sulla struttura portante si è rilevato un quadro fessurativo esteso per il 35 % del complesso scolastico e un livello massimo del danno valutato di grave entità. Si consiglia pertanto di tenere sotto attento e costante controllo il quadro fessurativo per evidenziare eventuali evoluzioni del quadro stesso. Sono state riscontrate numerose lesioni passanti con spessore maggiore a 2mm sulle murature portanti di spessore maggiore a 25 cm ed inoltre sono stati riscontrati forti cedimenti in prossimità degli appoggi dei solai nell’ala che ospita la Succursale dell’IIS Domenico Cotugno. ''
E ancora:
''Il complesso edilizio presenta alcune parti con stato in scadente stato manutentivo; alcune parti della copertura lignea sono notevolmente degradate causa infiltrazioni d’acqua..''
La conclusione, scontata, fa raggelare il sangue:
''La posizione e la tipologia costruttiva dell’isolato, inducono a ritenere la presenza di un elevato rischio in caso di evento sismico, rischio dovuto soprattutto alla possibilità di crolli sia puntuali (vedi torre campanaria) sia crolli non puntuali (vedi costruito storico che fronteggia il complesso edilizio su via Patini).''
Il Convitto presentava insomma ''un elevato rischio in caso di evento sismico'' scritto a chiare lettere, già nel 2004.
Eppure nessuno, tra chi è pagato anche profumatamente per dirigere, governare e prendere decisioni, assumersi responsabilità, nonostante mesi di scosse sismiche premonitrici, ha preso provvedimenti.
Sono stati spesi soldi pubblici, opportunamente, per verificare la sicurezza e la stabilità di un edificio che ogni giorno era frequentato da centinaia di persone, allocato su un territorio tra i più sismici d'Italia.
L'esito e le prescrizioni deducibili da quello studio sono rimaste carta straccia, un documento tra i tanti sfornato dalla kafkiana burocrazia italiana, chiuso dentro un cassetto o riposto su uno scaffale a prendere la polvere.
Ora la magistratura ha aperto un'inchiesta. La signora Lucia Catarinacci di Trasacco, madre di una delle vittime, Luigi Cellini, di soli 15 anni, chiede giustizia e in un esposto fa presente che ''nel Convitto cadevano calcinacci e quando pioveva entrava acqua,'' che il Convitto ''non era dotato né di scale né di luci di emergenza, tanto che la notte del sisma rimase completamente al buio.''
Eppure, si legge ancora nell'esposto,''qualche giorno prima del 6 aprile 2008 alcune persone, da identificarsi, avevano eseguito dei controlli sul Convitto, ritenendolo agibile tanto che avevano affisso all'entrata dello stesso un documento che ne attestava l'agibilità''.
E non è tutto, la signora Caterinacci sostiene che quella notte, dopo la prima scossa premonitrice della sera ''quattro ragazzi dell'Aquila Rugby sono stati portati via dal Convitto da un responsabile della società mentre un altro giovane, che voleva allontanarsi dalla struttura perché impaurito dalle scosse che precedettero quella letale, sarebbe stato ricondotto dentro e rassicurato''.
Tornano in mente le parole, sempre illuminanti e attuali, di Ennio Flaiano: ''In Italia le cose sono gravi, ma non sono serie''...
di Filippo Tronca
Il Documento lo trovate alla fonte: http://www.abruzzo24ore.tv/news/Convitto-il-crollo-annunciato-la-prevenzione-sulla-carta-straccia/12471.htm
FONTE
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