lunedì 14 settembre 2009

Allegria! (di naufragi)

di Valerio Magrelli

Premetto che ho sempre avuto una grande simpatia per Mike Buongiorno, tanto più negli ultimi anni, quando la sua vecchiaia ha conosciuto un’inattesa e incantevole vena di autoironia. Ciò detto, vorrei provare a spiegare i motivi per cui i Funerali di Stato decretati in suo onore vanno considerati una pura e semplice ignominia.

Se il 29 maggio 1453 segnò la caduta dell’impero romano d’Oriente, il 12 settembre 2009 rappresenta la capitolazione intellettuale e morale delle istituzioni italiane. Per dirla con un’espressione coniata dai francesi, siamo di fronte a un’autentica Cernobyl culturale.

Il perché è presto detto: in un paese che attinge ministri fra modelle di calendari, eurodeputati fra conduttrici tv, conferenzieri accademici fra cantanti di night (e il ricordo indelebile corre a Franco Califano, acclamato ospite di una prestigiosa università romana), c’è da aspettarsi di tutto. Ma attenzione: nessuno mette in dubbio, le capacità professionale di questi onesti lavoratori dell’intrattenimento. Il punto è un altro: come mai le autorità hanno deciso di anteporli a scienziati, artisti, uomini di dottrina?

Fino ad oggi, i senatori a vita si chiamavano Eugenio Montale o Rita Levi Montalcini. Adesso, appunto, si è pensato a un presentatore televisivo come Mike Buongiorno. Ecco in che modo si è arrivati al “sabato nero” del 12 settembre. Accuratamente dissodato da una sinistra ansiosa di meticciato, riscoperta dei generi, livellamento fra cultura alta e bassa, il terreno è stato finalmente consegnato al suo legittimo proprietario: il padrone dei media.

Non è certo su di lui, però, coerente ideatore di un progetto tanto perverso quanto brillantemente perseguito, che ricadrà la vergogna dell’accaduto. L’onta di aver disertato le esequie di fisici e pittori, astronomi e scrittori, giuristi e matematici, economisti e storici, per accalcarsi intorno al feretro di Mike Buongiorno, ricadrà sulle nostre autorità.

Oggi è un giorno di lutto, sì, ma soprattutto per la nostra decenza di cittadini. Preferire ai testimoni del lavoro intellettuale, l’eroe delle trasmissioni commerciali, implica infatti una precisa opzione pedagogica: significa affermare che i valori più profondi della nostra società sono affidati alle soubrettes, piuttosto che agli studiosi. Lo “studio”, anzi, sarà da adesso in poi solo e soltanto quello televisivo, con buona pace di chi si attarda ancora intorno alla ricerca del buono, del vero, del bello.

fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/allegria-di-naufragi/
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