lunedì 9 novembre 2009

Una Monarchia Elettiva

- di Pierpaolo Farina -

La frase che sento più di tutte in questo periodo è "Povero Silvio". Il che sarebbe paradossale per almeno due ordini di motivi, il primo sicuramente per le ingenti risorse economiche dell'interessato (si lascino perdere le ombre sulla loro provenienza), il secondo per l'immenso potere politico, economico e mediatico che gode nella società italiana.

Nell'Italia del Grande Fratello, dove tutti sono abituati a farsi tele-imboccare verità e informazioni dal tubo catodico, è ovviamente normale che masse di disoccupati, precari e poveri si preoccupino dei problemi di un miliardario affetto dalla sindrome del Dottor Jeckill e Mr Hyde (smentisce se stesso almeno tre volte al giorno), eppure mi sono sforzato di uscire un po' da questa realtà orwelliana in cui siamo caduti almeno da una quindicina d'anni.

Mi sono sforzato e, guardate un po', mi sono addirittura andato a leggere il famoso Statuto del PDL, quel partito la cui nascita è stata decisa in solitudine dall'attuale Presidente, mentre era arrampicato sul predellino di una mercedes in Piazza San Babila a Milano.

Mi sono anche chiesto dove sia la tanto sventolata meritocrazia della destra con relativa democrazia interna, alla luce dell'accordo siglato il 27 febbraio 2008 tra i maggiorenti dei due partiti fondatori (Forza Italia e Alleanza Nazionale), dove si assegnava arbitrariamente il 70% a FI e il 30% ad AN.

Devo dire che non le ho trovate da nessuna parte, negli atti e nei fatti degli ultimi due anni (ma diciamo pure quindici). Lo stesso Berlusconi è stato eletto Presidente del PDL per acclamazione, qualcosa in voga solitamente nei regimi totalitari, dove l'elezione del capo è considerata ovvia e scontata, quindi perchè mai introdurre il voto segreto per eleggerlo? Il Capo è infallibile e se fallisce, è colpa degli altri.

Lo stesso Statuto del partito, anzichè essere votato, è stato acclamato, con appena cinque voti contrari su oltre cinquemila votanti. Statuto che, a ben vedere, disegna una monarchia elettiva, consegnando al presidente il potere di dettare in modo solitario la linea del partito (art.15), di nominarne gli organi, compreso il triumvirato dei coordinatori (art. 17), di decidere su qualsiasi candidatura per le elezioni nazionali ed europee, nonchè per la carica di presidente di regione (art. 25).

A coronomanto di questo capolavoro della democrazia e del liberalismo, il congresso è stabilito che si riunisca solo ogni 3 anni (art.12). Non si sa mai, potrebbe disturbare e far emergere le mille voci discordanti che aumentano di ora in ora in un partito che, annichilito come il PD prima di lui sul problema dell'identità, vede interessi e ambizioni personali cozzare con quelli del proprio leader.

Ebbene, quali garanzie può offrirci un partito così anti-democratico sul profilo interno, sul fatto che quando vorrà riformare la Costituzione non applicherà gli stessi principi? Probabilmente nessuna.

Ma nell'Italia del Grande Fratello questi sono dettagli: del resto, ci pensa lui a tutto il resto.


http://orgogliodemocratico.ilcannocchiale.it/post/2375637.html
FONTE

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