Io ste cose le so da la padrona
che lo disse a llei stessa l’antro ggiorno
la puttana santissima in perzona
Giuseppe Gioachino Belli
Un antro viaggio der Papa
2 giugno 1835
Quella buon'anima di Montesquieu aveva proprio ragione: "Mai in nessun luogo si sono visti tanti devoti e tanta poca devozione come in Italia. (...) hanno una devozione che riesce a stupire: un uomo ha un bel mantenere una puttana, non mancherà certo la sua messa per nessuna cosa al mondo". Questo spirito di grande devozione lo stiamo rivivendo, a quanto pare, in questi giorni. Tra uno scandalo e l'altro, i politici italiani trovano il tempo di difendere il crocefisso e criticare la sentenza della Corte Europea che ne ha definito la presenza nelle aule scolastiche "una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e una violazione alla libertà di religione degli alunni".
A volte rimango colpito dal misticisimo delle loro dichiarazioni. Se non è frutto della devozione, è sicuramente originato da qualche prodotto sudamericano. Probabilmente il caffé. Altrimenti non si spiega come qualcuno abbia addirittura definito il crocefisso "simbolo della laicità dello stato e dell'identità italiana". Per quanto mi risulta, il crocefisso è simbolo di una religione precisa e l'Italia - cosi come la conosciamo oggi - è frutto di una strategia risorgimentale che considerava il Papa un diavolo in tonaca. A differenza di altri osservatori però, io non credo che i politici italiani siano dei furbacchioni in malafede. Sono convinto, invece, che siano autenticamente e genuinamente ignoranti. Nel senso letterale della parola, ovvero di chi "non ha sufficiente padronanza di una materia, manca globalmente di cultura" e spesso e volentieri anche nel senso metaforico: "chi non conosce le regole della buona educazione e dunque si comporta scortesemente".
L'altro giorno, Daniela Santadecché, ospite della trasmissione di Barbara D'Urso su Canale 5, ci ha fatto sapere che Maometto era un poligamo e un pedofilo. E ha continuato per almeno un quarto d'ora, a ripetere quest'ultimo concetto: "per la nostra cultura è un pedofilo. Ha sposato una bambina di 9 anni". Ora si potrebbe rispondere alla Santadecché che bisogna innanzittutto contestualizzare il matrimonio di Maometto con la figlia del suo più fidato alleato nella penisola arabica del VII secolo dove un uomo di quarant'anni era già vecchio. Io preferisco invece invitarla ad approffondire la sua, di cultura, prima di parlare di quelle altrui. Vada a rivedersi la storia di Maria Antonietta data in sposa, quattordicenne, al delfino di Francia o quella di Eleonora d'Acquitania, data in sposa alla veneranda età di 15 anni.
Questo per non parlare di Papa Borgia. Giovanni Burcardo, suo cancelliere, racconta di un banchetto «al quale prendono parte cinquanta meretrici (...) da principio vestite, poi nude. (...) vengono sparse delle castagne che le meretrici, nude, raccolgono passando fra i candelabri sulle mani o sui piedi. Tutto alla presenza e sotto lo sguardo del Papa (...)». Persino Papa Gregorio XVI (1831-1846), "aveva un’amante, la moglie del suo ex barbiere, che viene cantata dal Belli come “puttana santissima”". A ben rileggere le recenti cronache politiche, sembra che non sia cambiato nulla, anche in tema di rapporti con minorenni. Che volete che vi dica? Per parafrasare un proverbio veneziano del Settecento, in Italia la vita deve essere trascorsa cosi: «La mattina una messetta, dopo pranzo una bassetta e in televisione una donnetta». Nel senso di "velina", ovviamente.
Fonte: http://salamelik.blogspot.com/2009/11/la-puttana-santissima.html
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lunedì 9 novembre 2009
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