mercoledì 2 dicembre 2009

I peccati della carne

- di Valeria Palermi -

La provocazione di Jonathan Safran Foer: chi mangia gli animali sceglie il Male. La risposta di alcuni studiosi: attenti perché qui l'etica si fa estetica. Viaggio nell'ultima disputa sui confini del lecito e del proibito

Per essere un non violento, ha fatto una strage. Ma se ti chiami Jonathan Safran Foer, i corsi di scrittura li hai seguiti con Joyce Carol Oates, e a 32 anni hai già messo a segno bestseller mondiali come 'Ogni cosa è illuminata' e 'Molto forte, incredibilmente vicino' (in Italia pubblicati da Guanda), nel momento in cui scrivi un saggio e lo intitoli 'Eating Animals' (Del mangiare animali), l'impatto è enorme. E fa strage. Di luoghi comuni. Di tutti quei rivoli, più o meno onesti, più o meno disinvolti, in cui oggi si va disperdendo il pensiero vegetariano. Che trasformano una scelta etica in una deriva estetica.

IL QUIZ: RISPONDI ALLE DOMANDE E LEGGI IL TUO PROFILO

'Eating animals' è un libro su perché mangiamo animali e perché non dovremmo farlo. Ha anche generato un sito, www.eatinganimals.com. Chi ci entra in questi giorni ci trova per esempio queste domande: visto che stiamo andando verso le feste, avete già pensato al tacchino? Cosa ne sapete? Sapete come e dove è stato allevato, cosa gli hanno dato da mangiare? Come è stato ucciso?

Per Gertrude Stein una rosa è una rosa, è una rosa, ma per Safran Foer un tacchino non è un tacchino non è un tacchino. È un atto politico, e si serve con un contorno chiamato cultura, ovvero la capacità di fare scelte consapevoli. 'Eating Animals' è anche un viaggio nella memoria: la nonna ebrea sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale che passa il resto della sua vita nell'ossessione del cibo, però racconta a Jonathan che nemmeno nei giorni della fame più rabbiosa ha mangiato maiale, perché è proibito, e "se niente più conta, allora non resta più niente da salvare". È il racconto del vegetarianesimo a intermittenza dell'autore, finché la nascita dei figli lo mette di fronte all'obbligo di fare una scelta morale definitiva, "perché il cibo conta, e contano le storie che insieme ad esso sono servite".


Un sasso nello stagno. Che provoca reazioni superiori forse a quello che lo stesso autore immaginava. Il 'New Yorker' ha intitolato il bel pezzo sul suo libro, di Elizabeth Kolbert, 'Flesh of your flesh', carne della tua carne: ma in italiano perdiamo il senso profondo, perché nella nostra lingua 'carne' è sia la nostra che quella degli animali, mentre in inglese (succede anche in francese) quella animale è 'meat', quella umana, appunto, 'flesh', e perché rimanda a citazioni bibliche e mitologiche. Una sfida a considerare meat come flesh, partecipi della stessa qualità ontologica.

E invece proprio in questo momento nell'universo filosofico vegetariano le posizioni si fanno molteplici, e contraddittorie: ci sono flexitarian (non mangiano carne, ma possono fare eccezione per quella bianca, se sicuri della provenienza), demi-veg (vegetariani part time), pescatarian o fishitarian (carne no, pesce sì senza rimorsi), green eaters (si limitano a mangiare prevalentemente 'verde'). Perfino less-meatarian o meat-reducer, per i quali la questione non è risparmiare sofferenze all'animale, ma alimentarsi in maniera più sana e ridurre l'impatto ambientale mangiando un po' meno carne. Un universo caotico, che infatti ha costretto la Vegetarian Society a precisare: "Noi non mangiamo cose morte".

E allora bisogna chiedersi davvero se essere vegetariani sia ancora una questione etica o non stia scivolando verso un'estetica. "Questi sono i mille nuovi rivoli di un fiume che viene da lontano: da Pitagora e da Socrate, che già ai suoi tempi si poneva il problema della sostenibilità dell'allevare animali, ai danni di agricoltura e pace sociale", interviene Marino Niola, antropologo attento ai significati del cibo: "Oggi uno dei rivoli è l'afflato equo e solidale: i legumi sono proteine non violente. Questa non è epoca di grandi, ma di piccoli ideali. Un po' cinicamente direi che siamo passati da 'Give peace a chance' a 'Give pigs a chance'.

L'etica inclina all'estetica e alla dietetica: l'ascesi non è in nome di Dio, ma dell'Io. Il corpo è il nostro orizzonte, l'apparenza ci definisce, la società secolarizzata fa del narcisismo di massa la sua identità. Siamo vegetariani interinali, mobilità e flessibilità sono entrati anche nell'alimentazione". Per questo, prosegue Niola, si dice no alla carne ma sì al sushi: il sushi è un'esperienza estetica. "Piace, anche ai vegetariani, perché è ascetica, apparenza, cibo incorporeo, e smaterializzazione e velocità sono condizioni dell'oggi. L'inconsistenza piace, in un'epoca povera di idee forti. In più il pesce non è 'persona', troppo lontano morfologicamente da noi per suscitare colpa: è insipido e politicamente corretto". La carne, invece, è supremamente scorretta. E, anche per questo, oggetto di certo neoproibizionismo: la carne come le sigarette, piacere maledetto. E per questo tanto più intensamente goduto.

Forse per questo, o forse per saturazione dalle infinite lacrime versate sulla sofferenza animale. Di fatto, se il vegetarianesimo si ibrida e indebolisce, il fronte opposto si fa forte e aggressivo. Una filosofia Neocarnivora inizia a produrre pensiero e cultura. Anima dibattito attraverso riviste di riferimento: per esempio 'Meatpaper', non a caso nato in quella culla delle culture di domani che è San Francisco, 'BEEF!', trimestrale in edicola in Germania da ottobre, 175 pagine e 100 mila copie al prezzo non irrilevante di 9,80 euro. Tra i due, il secondo è il più (filologicamente) sanguigno ed edonistico. 'Meatpaper' si autodescrive come "giornale di cultura della carne", nato per esplorare. Per raccontare "una nuova curiosità, non tanto su cosa c'è in un hot dog, ma come lo è diventato, da dove arriva, e cosa vuol dire mangiarlo".

Sismografo del 'Fleischgeist', ovvero Spirito Carnivoro dei Tempi. Le trentenni fondatrici, Sasha Wizansky e Amy Standen, sono entrambe ex vegetariane, e vegetariani sono anche alcuni dei loro lettori. Paradosso solo parziale, perché filosofia neocarnivora e vegetariana una cosa condividono, ed è la concezione quasi sacra dell'animale. Che nel caso dei carnivori impone una macellazione che si fa rito, e un rispetto del corpo dell'animale sacrificato che esige che nulla ne vada sprecato. Uno dei sacerdoti è Tom Mylan, i suoi corsi sulla macellazione rispettosa, a New York, hanno la lista d'attesa. "La carne è una metafora", chiosa 'Meatpaper'.

"Fleischgeist è un concetto che esprime reazione alla debolezza delle categorie di oggi. Un paradossale ancoraggio a valori forti", spiega Niola: "Se il vegetarianesimo è obiezione di coscienza alimentare, questa è una rivendicazione di 'guerra giusta', che prevede l'onore delle armi all'avversario. Un omaggio allo spirito dell'animale ucciso, che risale a società di cacciatori, a valori persi e rimpianti. Di più: nel rivendicare la profondità della carne e dell'immaginario a essa legato c'è una chiamata a ritrovare i valori della cultura occidentale, trascurati in favore di esotismi da ashram, di orientalismi ascetici da snob. È parte integrante del nostro immaginario religioso: il corpo di Cristo, l'agnello di Dio, Prendete e mangiatene tutti, Carne della mia carne. I simboli che ci portiamo nel profondo rimandano al sacrificio e al consumo del sacrificato. Molta della grande arte occidentale ha a che fare con la carne, e la sua rappresentazione".

Intanto però, mentre i neocarnivori accarezzano preziosi coltelli di ceramica, sta già nascendo la carne del nostro futuro. Non richiederà spargimento di sangue, non esigerà sacrifici né dolore. Sta nascendo in un laboratorio di Amsterdam. Dove la inVitroMeatFoundation lavora a un progetto faustiano: creare carne. Non da animali: dal nulla, o meglio da cellule messe in coltura. Per realizzare un sogno di Winston Churchill, che nel 1932 scrisse, "tra qualche decennio ci sottrarremo alla follia di crescere un intero pollo per mangiarne solo petto o ali, e ne coltiveremo separatamente soltanto alcune parti". Una visione che diventò l'ossessione di un medico olandese, Willem van Eelen. Nel 1999 brevettò il suo metodo per la produzione di carne in vitro, i finanziamenti sono arrivati nel 2005, oggi la Fondazione supporta programmi nel mondo. La carne artificiale risolverebbe il problema delle emissioni di metano del bestiame (secondo il World Watch Institute arriva al 51 per cento dei gas serra annui) e della fame di proteine nobili di nazioni in crescita travolgente come Cina e India.

Creare carne che non provenga da animali forse è hybris, delirio di onnipotenza. Forse invece salverà quel che resta del mondo. Di sicuro, è un logico passo avanti, per la nostra società. "Da tempo abbiamo perso il contatto con la natura. Come nella pornografia, vediamo le parti e non il tutto, il filetto e non l'animale: per questo possiamo pensare a carne che nasca già porzione", conclude l'antropologo: "La materia ci appare volgare, la tecnologia in cui siamo immersi ha reso l'evanescenza possibile, abolito ogni distanza tra realtà e rappresentazione. Siamo passati dal Cogito al Digito ergo sum, tra touchscreen e 3D siamo già quasi ologrammi di noi stessi. Così finalmente entreremo noi stessi nel sogno, e varcheremo lo specchio di Alice".

hanno collaborato Stefano Vastano e Andrea Visconti


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/i-peccati-della-carne/2115890&ref;=hpsp
FONTE

7 commenti:

  1. SIETE DEGLI SFGATI DIMMERDA
    MI AVETE BANNATO PERCHE'DICO COSE SCOMODE EH?
    FASCISTI DI MERDA

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  2. Scusate l'off topic:

    Salve a tutti,
    mi chiamo Fabio Pari e gestisco il blog PAROLE AL VENTO (link in calce).

    Oggi ho pubblicato un post un pò provocatore, con la proposta di introdurre per i parlamentari un esame di Diritto Costituzionale. Ovviamente non avrà seguito, ma sarebbe bello se molti voi, blogger di spazi con eccellente visibilità, dessero spazio a tale "proposta". Chissà che qualcuno non senta. Mal che vada abbiamo dato, penso, un bel segnale.

    Grazie a tutti e buon blogging

    Fabio Pari

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  3. POTRESTE GENTILMENTE DIFFORNDERE L'INFORMAZIONE CHE IL 24 FEBBRAIO 2010 SONO 20 ANNI CHE è MORTO SANDRO PERTINI - E' PIù PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA LUI DA MORTO CHE NAPOLITANO DA VIVO!!! GRAZIE - ERIKA

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  4. chiedo delucidazioni, forse mr.B non è l'unico che non risponde alle domande..
    sarebbe carino avere una risposta ufficiale

    Grazie, Andrea

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  5. Ciao,

    sarebbe possibile avere uno scambio di preferiti tra le pagine?

    Il nostro nuovo movimento è per promuovere la responsabilità sociale di ogni individuo, e ovviamente la libera informazione è tanto un presupposto per responsabilizzare quanto un valore per le persone responsabili

    noi vi terremo comunque sulla pagina, vi passo il link, grazie!

    http://www.facebook.com/pages/Movimento-della-Responsabilita-Sociale/108363772554682

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  6. Da anni io e mia moglie abbiamo diminuito il consumo di carne, sia rossa che bianca. Abbiamo anche ridotto e selezionato le tipologie di pesci primi fra tutti tonno e salmone.
    Solo io, per ora, ho smesso di mangiare carne completamente e ho ridotto ulteriormente anche quella di pesce. Sono o sto diventando vegetariano? Non lo so! So solo che io mi sento molto meglio se non partecipo alla uccisione di animali … se riesco cercherò anche di vestirmi con indumenti scarpe e cinture comprese, che non provengano da animali. Perché lo faccio? Perché mi sento meglio con me stesso e per quanto riguarda l’alimentazione sono convinto che mi faccia anche bene…se riesco non scaccio nemmeno gli insetti zanzare vespe ecc, cerco solo di non essere aggredito da loro se posso…Non voglio convincere nessuno e comunque sono io convinto e lo sono da molto tempo prima di aver letto il libro di Jonathan Safran Foer.

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